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L’Asia si è decisamente scossa dal torpore

L’Asia si è decisamente scossa dal torpore, stamattina, con i principali indici protagonisti di robuste avanzate, con l’eccezione di Mumbai e Seul. Tokyo si è degnamente rifatta dello stallo di ieri, allungando di oltre un punto percentuale fino a segnare i massimi dal 1992. Con l’RSI daily a 93 e quello weekly a 80 dire che la piazza giapponese è surriscaldata è un understatement. Robusta avanzata anche di tutto il complesso Cina-Hong Kong (quest’ultima ai massimi dal 2007.

Alla ricerca di un catalyst, molti hanno indicato l’impatto sui settori energy del balzo del petrolio seguito all’epurazione in Arabia. Sicuramente i settori oil e commodities hanno avuto impatto positivo sugli indici, ma la teoria sembra trascurare totalmente la circostanza che i principali paesi asiatici (a cominciare da Giappone e Cina) sono forti importatori di petrolio, e non hanno granchè da guadagnare da un suo rincaro (purchè ovviamente il movimento duri). In realtà i mercati continuano ad essere trainati da tecnologici/e-commerce come Tencent (HKSE: 0700-OL.HK - notizie) (+3.7%, +13% in 8 sedute, +110% da inizio anno), a dimostrazione che i temi sono gli stessi in tutti i principali mercati.

Drivers a parte, un ostacolo in meno per i mercati emergenti dell’area è costituito dalla circostanza che i buoni dati macro US e la forza dei mercati globali non si stanno traducendo in ulteriori rialzi dei tassi treasury, anzi, la curva monetaria US si è appiattita nella parte relativa al 2019, e non sconta nemmeno più interamente un rialzo.

Su queste basi, l’apertura europea ha avuto un buon tono, che però si è rapidamente attenuato sotto i colpi di alcune trimestrali non ben ricevute (BMW (EUREX: BMWE.EX - notizie) , Zalando (Swiss: OXZALG.SW - notizie) ) e la perdurante debolezza delle banche a causa dei tassi bassi (e riguardo gli istituti italiani, l’impatto sul settore delle news su Credito Valtellinese).

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Nemmeno la debolezza dell’€, che in mattinata ha segnato i nuovi minimi da luglio, ha dispensato particolare brillantezza agli indici.

Tutt’altra storia i bonds periferici, che hanno messo a segno un rally forsennato, che nel caso di BTP puzza parecchio di stop loss generalizzate su posizioni corte.

L’idea che mi sono fatto è che l’assenza di venditori ieri dopo il flop del PD alle elezioni siciliane ha causato una capitulation dei corti, messi alla frusta dall’upgrade di rating da parte di S&P e dal per ora innocuo esito della questione Spagna-Catalonia (ridotta, in attesa delle elezioni, alla determinazione delle pendenze penali di Puigdemont e C.).

In tarda mattinata, un paio di sussulti:

  • sono trapelate indiscrezioni secondo cui alcuni membri “pesanti” del board ECB (Weidmann, Coeure e Villeroy) avrebbero preferito un outcome del meeting ECB meno accomodante. Ciò ha avuto un impatto modesto sull’€, a dimostrazione che il trend al momento è cambiato, ma soprattutto zero impatto sui principali itneressati, ovvero i bonds europei.

Vi è stato l’annuncio da parte di Tajani che domani arriverà il parere dei servizi legali dell’Europarlamento sul possibile limite della vigilanza ECB sulle banche e la buona trimestrale di Intesa hanno ridato un po’ di stabilità al settore bancario italiano.

Nel (Londra: 0E4Q.L - notizie) pomeriggio, in assenza di dati di rilievo (i job openings US sono usciti in linea) sembravamo avviati verso l’ennesima seduta marginalmente positiva per Wall Street, quando qualcosa si è rotto nel sentiment, e l’azionario US è girato in leggero negativo, garantendo agli indici europei, già privi di spunto, una chiusura significativamente in rosso.

Difficile dire cosa abbia causato l’inversione di tendenza, al di la delle osservazioni fatte ieri sui rischi insiti nella price action. Il fatto che il Russell 2000 small cap sottoperformi il resto può indicare che il driver ha a che vedere con il percorso delle misure fiscali US. Nessuna particolare news oggi, ma alcuni commentatori hanno osservato che il progetto in moedifica alla camera avrà contro parecchio lobbying dalle categorie penalizzate dalla cancellazione degli sgravi, e che al Senato potrebbe venir fuori giovedi una bozza assai diversa, con eventuali difficoltà di riconciliazione.

Il cambio di mood non ha mancato di far sentire i suoi effetti sul $, che ha ridotto di parecchio i guadagni soprattutto vs € e Yen. D’altronde la performance del biglietto verde al momento conserva almeno 2 link con il risk appetite, ovvero

  • il supporto ricevuto dalle prospettive di taglio alle tasse US.

  • I rendimenti US e globali, che oggi si son ben guardati da reagire alle good news, ma “sentono” la risk aversion.

Ciò detto, il biglietto verde al momento conserva parte dei guadagni a dimostrazione di una buona impostazione di fondo.

Il ritracciamento del dollaro ha lasciato quasi invariata la performance delle divise emergenti/high yielders, le quali sottoperformavano marcatamente anche prima del cambio di mood. L’aspetto curioso è che molte di queste divise ($Canada, $ Australia, Corona norvegese) tipicamente legate a oil e commodities, non si sono per nulla avvantaggiate della recente performance, ne del risk appetite globale. E’ presto per allarmarsi, a comunque vale la pena di tenere d’occhio il fenomeno, come un eventuale primo sintomo di una diminuzione della liquidità globale (nel caso delle divise emergenti) o di eventuale calo della domanda (nel caso delle commodity currency).

Autore: Giuseppe Sersale Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online