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Legge elettorale, Consulta verso ammissibilità, merito potrebbe slittare a gennaio

Vista della Camera dei deputati. Roma, 18 aprile 2013. REUTERS/Tony Gentile (Reuters)

di Valentina Consiglio ROMA (Reuters) - La Corte Costituzionale si appresta la prossima settimana a ritenere ammissibile il ricorso contro l'attuale legge elettorale - il cosiddetto Porcellum - e dunque ad esprimersi sulla sua costituzionalità, o di alcune sue parti, dopo che per mesi il Parlamento ha tentato invano di trovare un accordo sulla riforma elettorale. Lo riferiscono fonti vicine alla Corte, a pochi giorni dalla prima udienza pubblica, martedì 3 dicembre, sul caso rimesso con un'ordinanza della Cassazione davanti alla Consulta che potrebbe di fatto portare ad un nuovo sistema elettorale in Italia costituendo il nerbo del dibattito politico nei prossimi mesi. In prospettiva, si potrebbe tornare al vecchio proporzionale o ad un uninominale corretto versione Mattarellum. "E' molto probabile che riguardo all'ammissibilità la Corte rimanga nel solco di quanto affermato dalla Cassazione che nella sua ordinanza di remissione ne ha lungamente argomentato i motivi, rimarcando anche la fondatezza del ricorso", spiega una fonte vicina alla Consulta. "A favore di una pronuncia di ammissibilità, va anche la volontà della Corte di evitare di lasciare zone d'ombra all'interno dell'ordinamento", aggiunge. Sui tempi della sentenza definitiva della Consulta, non è possibile fare previsioni, ma è plausibile che non arrivi martedì e si debba aspettare almeno gennaio. "La sentenza di merito, visto l'approssimarsi delle vacanze natalizie, è probabile che arrivi i primi di gennaio", ha detto una seconda fonte vicina alla vicenda. "Dopo l'udienza i giudici si riuniscono in camera di consiglio. Una volta decisa l'ammissibilità, possono sulla carta entrare contestualmente nella decisione di merito e chiudere, ma possono altresì decidere di prendersi del tempo, cosa che non di rado avviene nelle questioni più complesse", spiega la seconda fonte. PARLAMENTO "INCONCLUDENTE", LA DETERMINAZIONE DI NAPOLITANO Nonostante le pressioni in direzione di una riforma elettorale giunte insistentemente dal Quirinale e da Palazzo Chigi - con il capo dello Stato Giorgio Napolitano che ha invitato le Camere a "non naufragare nell'inconcludenza" pronunciandosi prima del 3 dicembre e il premier Enrico Letta che ha definito il Porcellum "il male assoluto" - in Parlamento si è certificato in questi mesi uno stallo esiziale sulla questione, con singoli odg presentati in commissione che non hanno trovato mai il consenso comune dei partiti o almeno il costituirsi di solide maggioranze. Proprio questa mattina Napolitano è tornato a sottolineare il tema all'attenzioen di governo e Parlamento ricevendo il ministro per le Riforme Gaetano Quagliariello e quello per i Rapporti col Parlamento Dario Franceschini sul tema della riforma costituzionale e di quella della legge elettorale. La politica potrebbe con uno scatto di reni in extremis, riprendere le redini in mano se la Corte decidesse di prendere tempo il 3, ma ci vorrebbe un segnale forte - che difficilmente arriverà - a garantire quella volontà di riforma che finora ha languito. Con le tensioni politiche derivate dal voto sulla Legge di stabilità e in particolare da quello sulla decadenza di Silvio Berlusconi in Senato, ma soprattutto con la grande frammentazione sul tema elettorale che si registra non solo fra gli schieramenti ma anche al loro interno, è molto probabile che la decisione della Corte assumerà un'importanza cruciale. "La decisione della Consulta può avere l'efficacia dei referendum del 1991", ha dichiarato nel weekend Antonio Patuelli, presidente dell'Abi ed ex dirigente del Partito liberale italiano, riferendosi ai referendum del comitato Segni che introdussero in Italia la preferenza unica minando un sistema di potere consolidato da decenni. "La Corte interverrà, fosse solo per la grande determinazione di Napolitano su questo tema", ha commentato una fonte politica, ricordando che cinque dei 15 membri della Consulta sono stati nominati dal capo dello Stato e che in questo suo secondo mandato "la sua autorevolezza e la sua influenza sono se possibile ancora più forti". COSA DICE IL RICORSO Dopo la bocciatura del tribunale civile di Milano prima e della corte d'appello poi, la prima sezione civile della Suprema corte ha dichiarato il 17 maggio scorso "rilevante e non manifestatamente infondata" la questione di legittimità costituzionale del Porcellum sollevata in via incidentale nelle 50 pagine del ricorso di un avvocato milanese, Aldo Bozzi, che chiedeva alla presidenza del Consiglio e al ministero dell'Interno i danni per non avere potuto esercitare "il proprio diritto di voto libero e diretto". Il ricorso ritiene incostituzionale il meccanismo delle "liste bloccate", perché impediscono all'elettore di esprimere in modo libero e diretto le sue preferenze. E rileva l'incostituzionalità dell'attuale premio di maggioranza nell'attribuzione dei seggi per il fatto che non prevede una soglia minima di voti e perché viene attribuito con modalità diverse a Camera e Senato, contraddicendo l'esigenza di governabilità. Il Porcellum, chiamato così perché definito una "porcata" dallo stesso esponente politico che lo ideò, il leghista Roberto Calderoli, prevede alla Camera un sostanzioso premio di maggioranza (55% dei seggi, 340 deputati su 630) alla coalizione di partiti - o al singolo partito non coalizzato - che ottiene più voti su base nazionale, senza nessuna soglia percentuale da raggiungere. Al Senato il premio si attribuisce su base regionale: ogni regione assegna un certo numero di senatori, ma la coalizione - o il singolo partito non coalizzato - che ha ottenuto più voti prende in automatico la maggioranza assoluta dei seggi regionali. La stessa Corte di Cassazione nell'ordinanza rimessa alla Consulta ha scritto che il meccanismo dei premi su base regionale "contraddice l'esigenza di assicurare governabilità", rendendo il Senato "una sommatoria casuale dei premi regionali che finiscono per elidersi tra loro e possono addirittura rovesciare il risultato ottenuto dalle liste e coalizioni su base nazionale". La violazione, hanno scritto i giudici, "è ancora più evidente se si considera l'entità del premio": dato che si assegna un premio maggiore alla regione più grande e popolosa, "il peso del voto è diverso a seconda della collocazione geografica degli elettori". LE TRE POSSIBILI DECISIONI DELLA CONSULTA La Consulta dovrà dunque pronunciarsi su tre punti: premio di maggioranza senza soglia alla Camere, premio di maggioranza su base regionale al Senato e liste bloccate. "Innanzitutto, c'è da tenere presente che la Corte nel suo agire è autovincolata dalla necessità di lasciare comunque in essere una qualche legge elettorale", spiega la fonte vicina alla Consulta, ricordando che i giudici costituzionali non sono chiamati a sostituirsi al legislatore e non possono dunque emettere sentenze "additive". Se la Corte decidesse di ritenere fondata solo la questione del premio di maggioranza - alla Camera ed a maggior ragione al Senato - ciò che rimarrebbe sarebbe un Porcellum senza premio, ossia in sostanza una legge proporzionale con liste bloccate. Se invece la Consulta dichiarerà incostituzionali sia il premio che le liste, annullerà l'intera legge Calderoli che verrà di fatto "disapplicata": tornerà dunque in vigore la legge elettorale precedente, il cosiddetto Mattarellum, un sistema maggioritario con quota proporzionle. I diritti acquisiti tramite quella legge resterebbero comunque salvi, ossia il Parlamento eletto con quella legge resterebbe comunque formalmente legittimo. In una terza ipotesi, la Corte potrebbe dichiarare incostituzionale il premio di maggioranza e quanto alle liste indicare la necessità dell'indicazione di una preferenza. "Mentre ci sono mille possibili soglie per il premio e dunque su questo i giudici costituzionali non possono esprimersi, se nel dispositivo faranno riferimento alla necessità della preferenza, potrebbero di fatto evitare l'annullamento del Porcellum e lasciarlo sopravvivere come un proporzionale con lista sbloccata", conclude la fonte, pur rilevando il rischio, in questo ultimo caso, di una sentenza in qualche modo additiva. Sul sito www.reuters.it le altre notizie Reuters in italiano. Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia