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Legge elettorale, Letta critico ma Renzi non sembra temere trappole

Il segretario del Pd Matteo Renzi. REUTERS/Giorgio Perottino (Reuters)

ROMA (Reuters) - Il segretario del Pd Matteo Renzi giudica solo una "boutade" l'uscita, dopo giorni di silenzio, del premier democratico Enrico Letta che ha espresso dubbi sulla legge elettorale proposta dal leader del suo stesso partito, e ha rilanciato l'ipotesi di una legge sul conflitto d'interessi, da sempre vista come fumo negli occhi dal centrodestra di Silvio Berlusconi. Lo dice una fonte vicina al segretario, la quale ricorda che Renzi si è detto favorevole alla possibilità di inserire il voto di preferenza nella proposta di legge elettorale concordata con Forza Italia, ma "solo se c'è l'accordo di tutti". Ieri sera, in un'intervista all'emittente tv La7, il premier ha detto che non intende porre intralci all'accordo sul sistema elettorale, ma che comunque sostiene l'introduzione del voto di preferenza, osteggiato dal partito di Berlusconi ma sostenuto invece dal Ncd del vicepremier Angelino Alfano e dai centristi, nonché da una parte dei parlamentari Pd che fanno riferimento alla minoranza guidata dall'ex presidente Gianni Cuperlo. Poi, confermando che l'azione del suo governo va avanti, Letta ha anche annunciato, a sorpresa, che entro quest'anno vorrebbe varare una nuova legge sul conflitto d'interessi, dato che Berlusconi non è più un partner del governo. La doppia uscita del premier è stata considerata da alcuni come un tentativo di bloccare Renzi, che vuole fortemente l'accordo con Berlusconi sulla riforma elettorale e della Costituzione, con l'abolizione di fatto del Senato e il riequilibrio dei poteri tra Stato e Regioni. L'intesa di sabato scorso tra il sindaco di Firenze e il Cavaliere ha prodotto un'accelerazione, e il testo della nuova legge dovrebbe approdare in aula alla Camera già il 29 gennaio, come ha confermato anche questa mattina il relatore Paolo Sisto, l'esponente di Forza Italia che è il presidente della commissione Affari costituzionali di Montecitorio. "Su una scala da 1 a 10, l'uscita di Letta ci preoccupa 1", ha detto oggi la fonte vicina a Renzi. "Non mi pare di aver sentito le urla di Forza Italia su questa cosa del conflitto d'interessi. Era solo una boutade, non ci preoccupa. D'altronde Berlusconi non è neanche più parlamentare, a che serve la legge?". L'unica reazione di rilievo tra le fila di Forza Italia alle dichiarazioni del premier sulla possibilità di una legge che condizioni gli incarichi di responsabilità pubblica all'assenza di interessi personali o professionali è venuta dal capogruppo alla Camera Renato Brunetta, che l'ha definita "un'entrata a gamba tesa sulla riforma della legge elettorale e sull'accordo siglato da Berlusconi e Renzi". "Nel 2004 ho fatto il digiuno per la legge sul conflitto interessi. Letta dal '98 è stato ministro in 3 governi. E' presidente del Consiglio da aprile. Ed ora... che tempismo", è il commento sarcastico di Roberto Giachetti, deputato democratico vicino a Renzi. Diverso il discorso sulla reintroduzione del voto di preferenza, scomparso dalle elezioni parlamentari nel 1994: "Vediamo, Renzi sarebbe anche d'accordo, ma è possibile solo se c'è un accordo di tutti", dice la fonte Pd. Ma un ministro dello stesso governo Letta, il responsabile dei rapporti col Parlamento Dario Franceschini, ha già definito "un errore" l'eventuale ritorno delle preferenze. (Massimiliano Di Giorgio) Sul sito it.reuters.com le notizie Reuters in italiano. Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia