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Legge Stabilità, scontro governo-regioni su tagli spesa

Il premier Matteo Renzi gesticola durante una conferenza stampa a Palazzo Chigi, 1 settembre 2014. REUTERS/ Max Rossi (Reuters)

ROMA (Reuters) - Le Regioni respingono la manovra del governo per la parte che prevede il taglio di quattro miliardi di euro a loro carico, perché sarebbero costrette a ridurre i servizi sanitari e ad aumentare le tasse. Lo ha detto oggi con forza il presidente del Piemonte Sergio Chiamparino, a capo della conferenza delle Regioni, precisando che la posizione accomuna tutti i governatori, quale che sia il colore politico della loro giunta. Il muro delle Regioni ha rapidamente conquistato oggi i titoli di apertura dei siti di informazione, tanto che nel pomeriggio, al termine della prima giornata del vertice Asem a Milano, il premier Matteo Renzi ha replicato che "alle Regioni si chiede un sacrificio salito a 4 miliardi su 36 della manovra, non credo che convenga loro continuare con questa polemica dopo tutti gli sprechi degli ultimi anni". "Stiamo per la prima volta aggredendo la spesa, a partire da Palazzo Chigi, sin tratta di gestire meglio le risorse degli italiani", ha sottolineato il premier. "Parleremo con tutti, ma è inaccettabile la polemica di chi dice alzeremo le tasse a livello regionale; le Regioni inizino a fare uno sforzo per tagliare anche loro". In una conferenza stampa convocata il giorno dopo il varo a Palazzo Chigi del disegno di legge di Stabilità 2015, Chiamparino accusa in sostanza l'esecutivo di voler fare una grande manovra espansiva scaricandone parte del costo sulle Regioni. "Ai 4 miliardi di tagli contenuti nella Stabilità bisogna aggiungere 1,75 miliardi di tagli in corso, che porterebbe il totale a 5,7 miliardi. Una situazione insostenibile. Si rischierebbe di avere le risorse giusto per pagare il personale regionale... per non fare nulla". La spesa delle Regioni viene assorbita per gran parte dalle prestazioni sanitarie. Secondo i governatori non esistono nelle loro amministrazioni sprechi per quattro miliardi e sarebbe inevitabile incidere sui servizi. "Non è assolutamente questa la strada da percorrere, dopo anni di sacrifici, Chiediamo pertanto un incontro al governo per trovare una nuova soluzione", ha detto il governatore del Piemonte. Controreplica del premier, via twitter: "Incontreremo i presidenti di regione. Ma non ci prendiamo in giro. Se vogliamo ridurre le tasse, tutti devono ridurre spese e pretese". AUMENTO TASSE REGIONALI? PADOAN: "SI DIVIDANO GLI ONERI" Il responsabile dell'Economia Pier Carlo Padoan ha detto ieri sera (e ribadito oggi) di non poter escludere che le Regioni aumentino le tasse il prossimo anno a fronte delle richieste sul lato della spesa, anzi per certi versi di ritenerla una mossa auspicabile. "Non so se le Regioni aumenteranno le tasse, ne hanno la possibilità. In generale penso che questo sarebbe, aldilà dell'ammontare eventuale degli aumenti, un segnale buono perché redistribuisce le responsabilità della politica di bilancio tra livello nazionale e livello regionale e locale e va verso un federalismo fiscale più efficiente", ha detto il ministro. Le Regioni controbattono che l'aumento della pressione fiscale a livello regionale avrebbe gravi effetti recessivi e addirittura paradossali, annullando di fatto i benefici della manovra del governo che mette nel piatto 18 miliardi per ridurre le tasse su lavoro e imprese. "Sarei costretto ad aumentare l'addizionale Irpef e la componente regionale dell'Irap, che grava sulle imprese, proprio mentre quella nazionale viene ridotta", ha detto Chiamparino.