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Licenziamenti, Draghi tratta sei ore e trova l'accordo con sindacati e imprese

(Photo: Filippo AttiliANSA)
(Photo: Filippo AttiliANSA)

La firma del presidente di Confindustria Carlo Bonomi arriva alle nove di sera. Mario Draghi è seduto al tavolo che domina la Sala Verde di palazzo Chigi, affiancato dal ministro del Lavoro Andrea Orlando, il pontiere chiamato a cucire i contenuti di un’intesa sui licenziamenti che il premier vuole con tutte le parti sociali. Gli industriali hanno appena detto sì. Dall’altra parte del tavolo ci sono i leader di Cgil, Cisl e Uil. Firmano anche loro. Sono passate più di sei ore dall’inizio della riunione. Anzi della trattativa. Con tanto di pause, riunioni private, telefonate, documenti scritti e riscritti. Ma le firme in fondo al documento finale dicono che Governo, sindacati e imprese stanno dalla stessa parte. A due giorni dallo sblocco dei licenziamenti per le grandi imprese dopo 493 giorni di stop, Draghi incassa molto di più di un foglio di carta condiviso: porta a casa un patto sociale su una delle questioni più spinose per il Paese e per il Governo.

Quello che c’è scritto nel documento modifica lo schema che il Governo aveva confezionato appena 24 ore prima, ma non stravolge la logica dello sblocco che il premier rivendica, e più volte, quando apre la riunione con i sindacati. L’assetto messo a punto dalla cabina di regia con le forze di maggioranza prevede che dal primo luglio tutte le grandi imprese, a iniziare dall’edilizia e dalla manifattura, potranno tornare a licenziare. La proroga del blocco è solo per il tessile e per altri pochi settori del comparto moda. In più ci sono 13 settimane di cassa integrazione straordinaria aggiuntiva per le aziende che sono al centro delle vertenze al ministero dello Sviluppo economico, ma comunque con la possibilità di licenziare. Il segretario della Cgil Maurizio Landini è il primo a dire no. Si accodano Luigi Sbarra per la Cisl e Pierpaolo Bombardieri, il numero uno della Uil.

I sindacati sa...

Questo articolo è originariamente apparso su L'HuffPost ed è stato aggiornato.