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M5S, disfatta elettorale in vista e Grillo già pensa al dopo

(Photo: Roberto Serra - Iguana Press via Getty Images)
(Photo: Roberto Serra - Iguana Press via Getty Images)

Le elezioni non si sono ancora celebrate ma Giuseppe Conte, a cui verrà attribuita la probabile disfatta, viene visto già come un problema più che come la soluzione. Nei giorni clou della campagna elettorale per le amministrative di ottobre la prima mossa l’ha fatta Beppe Grillo pensando al dopo. Il fondatore M5s ha creato, attorno all’ex premier, quello che non pochi stellati definiscono “un accerchiamento”, schierando nel comitato dei garanti coloro che lui considera tre pesi massimi e che fanno parte del suo inner circle: Luigi Di Maio, Roberto Fico e Virginia Raggi. A quest’ultima è stato dato anche un po’ un paracadute se, come sembra dai sondaggi, non sarà rieletta sindaco di Roma. Un paracadute che potrebbe tornare utile, appunto, per il dopo. Anche per un dopo Conte.

E sono proprio le elezioni nella Capitale ad agitare di più il mondo pentastellato. La candidatura della Raggi, a cui ha sempre creduto Grillo, piace molto meno al nuovo presidente M5s. Fosse stato per Conte il candidato unico sarebbe dovuto essere l’ex ministro del suo governo Roberto Gualtieri, mentre i pentastellati si sarebbero dovuti ritirare dalla corsa verso il Campidoglio, se non presentando una lista a sostegno del candidato Pd. Detto ciò, si pensa già al ballottaggio. Cosa farà Virginia Raggi se lo scontro finale sarà tra Gualtieri e il candidato di centrodestra? Ovviamente Conte immagina un sostegno forte e deciso al Pd, in ottica coalizione: “Votare Gualtieri? Le politiche di Salvini e Meloni sono poco credibili, non posso certo condividere quelle politiche”. Ma chi conosce bene il sindaco di Roma è pronto a scommettere: “Non darà indicazioni di voto”. E ciò comporterebbe la prima grande frattura di questo nuovo corso. Il primo ostacolo sulla strada di Conte che vuole costruire una grande coalizione di centrosinistra che guardi alle prossime elezioni politiche.

Ma le date dell’ex premier non coincidono con quelle del Pd. Enrico Letta esclude un voto anticipato al 2022, Conte ci spera immaginando, sussurra qualche maligno, che sia lui il candidato premier unitario. Il messaggio di ieri appare molto chiaro: “Ho il cuore a sinistra, cattolico democratico per formazione”. L’avvocato strizza l’occhio ai dem, attirandosi le antipatie di tanti parlamentari M5s che lo considerano troppo appiattito sulle posizione Pd tendente quasi al democristiano. “Stiamo facendo una campagna elettorale tutta volta a non disturbare i dem”, commenta un deputato dicendo che invece a Roma questa operazione non è riuscita.

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Le speranze di Conte risiedono a Napoli, dove il candidato Manfredi viene dato in netto vantaggio. “L’obiettivo è arrivare prima lista, anche perché non possiamo sperare in altro”, commenta un osservare. È qui che l’ex premier sta concentrando il massimo dello sforzo, consapevole che nelle poche città dove i grillini si sono presentati non si raggiungeranno grandi risultati. Va detto infatti che il simbolo “M5s-2050” al suo debutto il 3 e 4 ottobre lo si vedrà molto poco. I 5Stelle si sono presentati in pochi Comuni, solo dove sperano di non arrivare a percentuali a una cifra in modo tale da non far abbassare la media nazionale. Ma la prima disfatta consiste proprio nell’aver rinunciato alla corsa. Il nuovo presidente M5s spera anche nella Puglia, dove i grillini hanno presentato liste in alcuni Comuni sotto i 15 mila abitanti. “È la sua Regione, spera di vincere qualche città. Anzi, non possiamo parlare di città, si tratta di Comuni piccolissimi, ma che serviranno a dire che abbiamo preso qualcosa”, commento amaro di un parlamentare pugliese.

Mentre su altre città, come Milano, è lo stesso Conte a mettere le mani avanti quando dice che “non si aspetta risultati strepitosi, la nostra rivoluzione è solo all’inizio”. Ma il rischio è che potrebbe fermarsi all’incipit.

Questo articolo è originariamente apparso su L'HuffPost ed è stato aggiornato.