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Mercati in ordine sparso con un occhio all'Eurogruppo

La settimana parte con i mercati del Vecchio Continente che si presentano in ordine sparso, dopo un avvio caratterizzato da un cauto ottimismo: alle 10.20, infatti, Piazza Affari registra un passivo dello 0,4% (22.706 punti) mentre tutti gli altri maggiori indici, divisi fra il Ftse 100 il Cac40 e il Dax, ondeggiano a cavallo della parità.

La situazione oltre oceano

Da parta sua ha terminato la settimana in positivo Wall Street che, chiusa oggi per festività dovute al President's Day, è riuscita ad imboccare la strada del recupero, complice anche il dollaro debole, rispetto alle perdite subite con l'avvio di febbraio, a loro volta dettate per lo più dai dati macro pubblicati e che confermavano una ripresa sempre più concreta, tanto da far sospettare un accelerazione delle politiche di normalizzazione da parte della Fed. Per quanto riguarda invece la moneta unica, sembra calmarsi, almeno per il momento, la pressione con il biglietto verde: in apertura il cross euro/dollaro, infatti, segnava 1,2412 contro il top triennale segnato nei giorni scorsi e che arrivava a 1,25, proprio per la ripresa delle politiche di normalizzazione che anche la Bce (Toronto: BCE-PRA.TO - notizie) potrebbe incrementare. Lo squilibrio tra una moneta debole(il dollaro) ed una più forte (l'euro), entrambe sullo sfondo di economie in ripresa e di banche centrali in fase di cambio verso una politica di stimoli meno estrema, è spiegato dal fatto che il dollaro viene fiaccato dalle prospettive di un aumento di deficit di bilancio sempre più concrete in seguito alle manovre fiscali recentemente approvate dal Congresso, deficit che potrebbe peggiorare con l'ulteriore zavorra di un probabile piano di investimenti in infrastrutture da circa 1.500 miliardi di dollari in due anni già annunciato dal presidente Trump.

L'eurogruppo

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In tutto questo i mercati non dimenticano l'Eurogruppo con la scelta del vice di Mario Draghi che sostituirà l'uscente Vitos Costancio ma che in molti vedono come primo esempio del nuovo trend che si avrà con l'addio di Draghi, previsto per l'ottobre 2019; in questo caso la maggioranza degli osservatori sembra essere concorde con il nome di Jen Wiedmann, presidente della Bundesbank e che da tempo chiede a gran voce un rallentamento, se non addirittura una cancellazione immediata, delle misure di sostegno adottate e da lui ritenute ormai inutili, dannose e controproducenti soprattutto per l'economia tedesca e per i risparmiatori. Intanto in lista per la poltrona di vicegovernatore che sarà deciso dai 19 ministri delle finanze del blocco sono il ministro spagnolo dell’economia Luis De Guindos e il governatore della Banca d’Irlanda Philip Lane con il rimo in leggero vantaggio sul secondo.

A suo favore il sostegno di Francia e Germania, quest'ultima ovviamente come grimaldello per permettere a Miedmann di arrivare al vertice. De Guindos, però, sconta la sua inesperienza in ambito di politica monetaria, cosa che invece può vantare il suo avversario Philip Lane essendo già all'interno del consiglio governativo della BCE. Ma nella partita a scacchi che si prospetta già si azzarda l'ipotesi di uno scambio: Madrid, da sempre interessata all'inserimento di un suo membro nelle stanze dei bottoni di Francoforte, potrebbe vincere la gara anche in virtù del fatto che, a quanto si sussurra, l'Irlanda preferirebbe occupare il posto che verrà liberato il prossimo anno e cioè di capo economista della Banca Centrale europea.

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