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Mosca, niente galera per la ex giornalista di Channel One. Per ora solo una sanzione

Marina Ovsyannikova, ex dipendente di Channel One, temeva di finire in galera invece è stata condannata a pagare una multa di 50.000 rubli, circa 830 euro, per fake news.

Secondo il tribunale di Mosca la giornalista è stata ritenuta colpevole di aver screditato l’esercito russo con le sue dichiarazioni. La condanna si riferisce ad alcune dichiarazioni della giornalista contro l’invasione di Mosca in Ucraina in un tribunale della capitale russa, mentre era in corso un processo contro un consigliere comunale di opposizione, Ilya Yashin.

La Ovsyannikova è diventata famosa per la sua sua irruzione in diretta tv con un cartello per dire no alla guerra, un gesto che ha fatto il giro del mondo. I guai con la giustizia russa però non sarebbero ancora finiti. Secondo il Guardian, la giornalista rischia ancora una condanna a 15 anni di carcere per diverse sue dichiarazioni pubblicate sui social contro l’invasione russa.

Dall’inizio della guerra, la donna ha continuato a protestare contro il Cremlino e contro il conflitto e anche nell’ultima udienza ha urlato davanti ai giudici: “**Quello che succede qui è assurdo, la guerra è orrore, sangue e vergogna. L’inizio di questa guerra è il più grande crimine nel nostro paese.**”

La libertà di stampa in Russia

Nei primi anni di presidenza di Vladimir Putin (eletto per la prima volta nel marzo del 2000) si è respirato anche in Russia un'aria nuova e i giornalisti potevano dire la loro senza incorrere in problemi e censura. Il vento è cambiato presto.

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Tra le vittime illustri di un clima ostile a una certa stampa ricordiamo Anna Stepanovna Politkovskaja. Particolarmente attenta alle questioni legate ai diritti umani, Politkovskaja è ricordata per i suoi reportage sulla seconda guerra cecena e per le sue aspre critiche contro le forze armate e i governi russi sotto la presidenza di Vladimir Putin.

Il 7 ottobre 2006 è stata assassinata a Mosca mentre stava rincasando. Il suo omicidio produsse una notevole mobilitazione internazionale al fine di arrivare a mandante e esecutori Nel giugno 2014, cinque uomini sono stati condannati per l'omicidio. Ma non si è arrivati al mandante.