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Mps, sindacati: governo si attivi contro ipotesi fusione

SIENA (Reuters) - I sindacati chiedono al governo di Matteo Renzi di intervenire sul dossier Mps, per scongiurare l'ipotesi di una fusione della banca senese con un altro istituto di credito, per la quale spingerebbero, in una forma di moral suasion, invece le Autorità europee. Lo ha detto Antonio Damiani della Fisac Cgil, uscendo dall'incontro delle rappresentanze sindacali di Banca Mps con l'Ad Fabrizio Viola e il concetto è stato poi ribadito in una posizione unitaria con le altre sigle di rappresentanza dei lavoratori del Monte. Il cda ha approvato ieri un piano di ricapitalizzazione da 2,5 miliardi per coprire il deficit di capitale emerso nel test della Bce e il rimborso di tutti gli aiuti di Stato in anticipo sulle scadenze. Molti analisti e alcune fonti bancarie, vedono come probabile uno scenario in cui, concluso l'aumento che partirà nel 2015 dopo l'approvazione del bilancio, si possa aprire la ricerca di una soluzione di M&A per il Mps. Su questo si sono chiamati già fuori in molti, dai grandi gruppi esteri come Santander, Bnp Paribas o Bbva, ma anche il candidato nazionale maggiormente indicato nelle ricostruzioni che è Ubi. Oggi il titolo dopo qualche giorno di recupero è particolarmente altalenante e alle 16,50 perde il 3,5% circa a 0,6670 euro. I sindacati hanno espresso comunque soddisfazione per il fatto che Viola avrebbe confermato che la ristrutturazione della banca esclude al momento ricadute sul personale, cosa che invece non può essere esclusa in caso di una fusione. SPINTA AD AGGREGAZIONE VIENE DA EUROPA "C'è, in divenire, l'impostazione della Ue che spinge per un'ipotesi di fusione che non è collegata all'aumento di capitale, né ai risultati degli stress test", ha detto Damiani. Quella dell'Europa, secondo Damiani, "è una sorta di moral suasion a intraprendere una strada non utile per Mps, perché alla banca bastano i sacrifici fatti e i progetti in corso. Con questa impostazione europea deve fare i conti il governo". Nella successiva nota unitaria i sindacati ribadiscono che questa ipotesi di una necessità di aggregazione nasce come "una sorta di moral suasion da parte delle Autorità Europee", senza chiarire se si riferiscano al nuovo organismo di vigilanza presso la Bce o alla Commissione europea. In ogni caso si tratta, dicono, di uno scenario "non giustificato dalla situazione attuale della Banca, la quale è in condizione di giocare un ruolo da protagonista nello scenario creditizio continentale confermando la sua dimensione nazionale". La Commissione Ue, interpellata, ha detto di non avere alcun commento. Una fonte della Commissione, richiesta di confermare se sia vero che c'è pressione su Mps per arrivare a una fusione con un'altra banca, ha replicato: "Non ne siamo al corrente, non siamo stati sollecitati su questo tema e neppure lo abbiamo noi solecitato". Piuttosto i sindacati premono perché il governo batta un colpo. L'esecutivo "dovrà cominciare a svolgere un ruolo. È inammissibile che continui a voltarsi dall'altra parte", ha detto Damiani e poi nella nota si ribadisce che la vicenda del terzo gruppo bancario nazionale, "merita un'attenzione più elevata da parte delle autorità governative italiane". Mps ha ricevuto 4,1 miliardi di aiuti di Stato negli anni scorsi. Il piano approvato ieri prevede il rimborso degli 1,07 miliardi di euro che ancora non erano stati restituiti al Tesoro, in anticipo sulle scadenze previste fino al 2017. Dopo l'esercizio della Bce, il ministro dell'Economia Piercarlo Padoan ha detto che le esigenze di capitalizzazione di Mps e Carige saranno coperte "mediante la mobilizzazione di risorse private", escludendo la possibilità di nuovi aiuti di Stato. Il piano di ricapitalizzazione sarà sottoposte alla Bce e alla Commissione europea per il loro via libera e la dimensione finale dell'aumento di capitale, spiega la banca, sarà definita in funzione dell'approvazione definitiva dal parte delle competenti autorità. Alla vigilia del Cda che ha deliberato la proposta di copertura del deficit di capitale e svelato l'entità del prossimo aumento, c'era stata a Siena una riunione organizzata dal Pd a cui ha partecipato, tra gli altri, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Luca Lotti. In quella occasione, Lotti ha detto: "È normale che il partito e il governo si occupino della terza banca d'Italia. In che maniera vedremo. Il governo sta già facendo la sua parte", ha detto. "Quello che conta è testimoniare la vicinanza delle istituzioni al territorio. Non vogliamo prendere le distanze, vogliamo testimoniare che siamo qui per occuparci di una banca che ci interessa per il territorio". Sul sito www.reuters.it le altre notizie Reuters in italiano. Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia