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Il Nasdaq 100 sembra sul punto di fare breakout

Venerdi sera, con un colpo di reni finale, l’S&P 500 è riuscito a superare – e chiudere sopra – la soglia psicologica di 2.500 punti, con la quale più o meno flirtava da fine luglio. Non a caso, il record non è stato ottenuto grazie ad un movimento esplosivo, ma è bastato un +0.18% ottenuto principalmente grazie a un rimbalzo del settore Telecom.

Certo, la price action non è di quelle che ti fanno entusiasmare per il superamento di un livello di questa rilevanza. Ma è un fatto che in questo 2017 l’analisi della “qualità” dei rialzi (volumi, forza dei follow through, breadht etc) non ha cavato un ragno dal buco. I settori hanno continuato a darsi il cambio nel trainare gli indici e i record hanno continuato a venire nonostante il momentum scarso e la partecipazione ridotta.

Sul fronte tecnico, una chiusura in progresso oggi dell’S&P 500 conferma il breakout osservato la scorsa settimana, in un contesto che vede diversi indici sul punto di completare figure simili. Il Nasdaq 100 sembra sul punto di fare breakout a sua volta, il Dow fa nuovi record già da qualche seduta, mentre in campo internazionale il Nikkei (oggi chiuso per festività ma il future sale) prepara un nuovo assalto a quota 20.000.

Diciamo che la coralità (anche gli indici europei hanno riacquistato un quadro tecnico accettabile, sebbene solo Milano abbia fatto nuovi massimi) supplisce all’assenza di momentum rialzista. Vediamo cosa producono nelle prossime ore S&P500, Nasdaq (Francoforte: 813516 - notizie) e Nikkei.

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Ovviamente la forza di Wall Street ha conferito un buon tono alla seduta asiatica a inizio settimana. Detto di Tokyo, il resto degli indici mostra recuperi tra 0.3% e 1.2% tra cui spicca il superamento di quota 28.000 da parte di Hong Kong.

A mercati chiusi, uno sguardo ai dati sui flussi pubblicati dal SAFE mostra che i deflussi di capitali dalla Cina si sono praticamente arrestati ad Agosto, il che contribuisce a spiegare il cambio di atteggiamento delle autorità (rimossa la riserva obbligatoria sugli swap, segnalazione di una moderazione della crescita). Sembra evidente che abbiamo assistito ad un po’ di capitulation da parte dei ribassisti sullo yuan nelle ultime settimane.

Il sentiment si è trasferito anche sulla seduta europea, che ha avuto una buona partenza. Al mood positivo ha sicuramente contribuito l’upgrade del Portogallo, riportato a “investment grade” dall’agenzia S&P. La mossa costituisce un primo passo per far rientrare i bonds governativi portoghesi negli indici (per ora Fitch e Moody’s hanno ancora un rating Junk).

Intuibile l’impatto sulla curva portoghese, mentre l’impatto sugli altri periferici è andato scemando durante la giornata, per ridursi in serata ad un paio di basis points.

Moderato l’impatto sull’€ che ha ottenuto supporto in giornata anche dale dichiarazioni hawkish di Hanssom (ECB’S HANSSON: NORMALISATION SHOULD BE GRADUAL BUT BANK SHOULD NOT SEEK TO ERR ON SIDE OF CAUTION).

Sul fronte macro scarse news oggi. In linea il CPI eurozone finale di Agosto, in EU la fiducia dei Homebuilders ha deluso parecchio, ma la verità è che le stime non hanno tenuto conto dell’impatto degli uragani su manodopera e costo dei materiali, come osservato dal Chairman Granger MacDonald.

Nulla che potesse turbare più di tanto i mercati e infatti l’attività nel pomeriggio è rimasta tranquilla, con la forza dell’€ a contenere un po’ gli umori dell’azionario europeo, che comunque ha chiuso in progresso.

Verso la chiusura della seduta europea, un discorso di Carney dai toni un po’ più moderati rispetto alla retorica della Bank of England degli ultimi giorni (non a caso c’è chi lo chiama “flip-flop Carney) ha levato un po’ di forza alla Sterlina, e la sua correzione si è un po’ riflessa sull’€ e le divise dell’area, cosi come era stato per il suo rafforzamento.

In una giornata tranquilla, tassi e $ sembrano sentire marginalmente l’avvicinarsi del FOMC di mercoledi, dove con elevata probabilità verrà annunciato l’inizio della balance sheet reduction. Come già accennato più volte, attribuisco alla riduzione dei reinvestimenti dei proventi del bilancio FED più importanza di quanto faccia il consenso, ritenendo che a lungo andare avrà un significativo inpatto su liquidità e costo del finanziamento in $. Detto questo, il provvedimento è stato ben segnalato e quindi nel breve non dovrebbe creare reazioni brusche. L’attenzione sarà in gran parte rivolta alle previsioni di inflazione e alla dot plot, per capire se e in che misura gli eventi degli ultimi mesi hanno impattato sulla view FOMC. Vista la divergenza che tuttora permane tra lo scenario Fed e quello prezzato dal mercato, una mano ferma da parte di yellen e C. dovrebbe avere un discreto impatto.

Autore: Giuseppe Sersale Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online