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Papa Francesco critica Russia per crudeltà in Ucraina, ma guerra forse provocata-Stampa

Papa Francesco a Roma

MILANO (Reuters) - Papa Francesco torna a parlare del conflitto in Ucraina e condanna la ferocia dell'esercito russo, mentre sottolinea il "coraggio" degli ucraini che stanno combattendo per la sopravvivenza.

Secondo il resoconto su La Stampa di una conversazione avuta il mese scorso con 10 direttori di riviste culturali europee della Compagnia di Gesù, Bergoglio sottolinea comunque la complessità della guerra, invitando a non semplificarla in una distinzione tra buoni e cattivi e che la guerra è stata forse "in qualche modo provocata o non impedita".

"Qualcuno può dirmi a questo punto: ma lei è a favore di Putin! No, non lo sono", dice il Papa.

"Sarebbe semplicistico ed errato affermare una cosa del genere. Sono semplicemente contrario a ridurre la complessità alla distinzione tra i buoni e i cattivi, senza ragionare su radici e interessi, che sono molto complessi. Mentre vediamo la ferocia, la crudeltà delle truppe russe, non dobbiamo dimenticare i problemi per provare a risolverli", aggiunge.

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Ricordando una precedente conversazione di 40 minuti con il patriarca Kirill e di aver concordato di comune accordo di rimandare un incontro previsto per il 14 giugno, il Papa dice ora che spera di incontrare il leader religioso russo.

"Spero di incontrarlo in occasione di un'assemblea generale in Kazakistan, a settembre. Spero di poterlo salutare e parlare un po' con lui in quanto pastore".

Quanto all'andamento della guerra il Papa dice che "i russi pensavano che tutto sarebbe finito in una settimana. Ma hanno sbagliato i calcoli. Hanno trovato un popolo coraggioso, un popolo che sta lottando per sopravvivere e che ha una storia di lotta".

Ma Papa Francesco non si limita a osservare il conflitto alle porte dell'Europa. "Il mondo è in guerra. Qualche anno fa mi è venuto in mente di dire che stiamo vivendo la terza guerra mondiale a pezzi e a bocconi. Ecco, per me oggi la terza guerra mondiale è stata dichiarata".

(Giancarlo Navach, editing Stefano Bernabei)