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Pensioni, la decisione del Governo dopo la Consulta: rimborsi graduali e rate

Per Renzi e il Ministro dell’Economia Padoan si prevede un weekend assolutamente di fuoco, tra simulazioni finanziare e scelte decisive anche in chiave elettorale.

Tra pochi giorni, al massimo entro martedì 12 maggio, il governo dovrà infetti fornire, almeno per grandi linee, quale strategia intende applicare per rivedere il meccanismo della perequazione delle pensioni, a seguito della sentenza della Corte costituzionale.

A premere sull’acceleratore è, indirettamente, l’Unione Europea, che si prepara a presentare le “specific recommendations” per l’Italia e terrà in considerazione anche il nuovo assetto della finanza pubblica.

Il problema fondamentale che il governo si troverà a fronteggiare è principalmente quello di rispettare la sentenza dei giudici senza però aprire una voragine nelle casse dello Stato. Innanzitutto sarà necessaria una quantificazione dei minori risparmi per il bilancio dello Stato, operazione che già di per sé è tutto fuorché semplice. La sentenza prevede inoltre l’incostituzionalità di una parte del comma 25, che concede la rivalutazione solo alle pensioni che arrivano ai 1405 euro lordi al mese, ma al tempo stesso non cancella l’ultima parte del comma, che abrogava la stretta sulla rivoluzione già introdotta da Berlusconi nel 2011. Ciò significa che si tornerebbe alla norma generale secondo cui la rivalutazione si applica per le fasce di reddito e con poche limitazioni, garantendo il 75% dell’inflazione anche oltre la soglia di cinque volte il minimo. Il che significa circa 680 milioni di euro in meno ogni anno per lo stato.

Una possibilità paventata è quella della restituzione degli arretrati a rate, anche tramite l’erogazione di titoli di Stato. Strategia che potrebbe tuttavia rivolgersi contro il governo dal punto di vista politico, visto che il sindacato, sul piede di guerra, chiede l’applicazione integrale delle norme ripristinate dalla Consulta e dall’opposizione, in particolare da Salvini, proviene la stessa richiesta. Ovviamente è impossibile concedere la rivalutazione a tutti, ma al contempo Renzi dovrà evitare di individuare una soglia precisa che faccia da spartiacque tra pensioni normali e pensioni alte.

La soluzione migliore potrebbe quindi essere quella di un meccanismo graduale, che riconosca la rivalutazione, anche se decrescente, pure alle pensioni più alte. Il tutto, però, non dovrà intaccare gli equilibri delle casse dello Stato. Il dilemma di Renzi e Padoan diviene quindi: prevedere percentuali sull’intero reddito oppure tornare al meccanismo delle fasce, a cui fa riferimento la Consulta nella sentenza?

VIDEO - Padoan: governo rispetterà sentenza sulle pensioni e regole Ue