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Perseguitate/2. Un film racconta l'allucinante vicenda giudiziaria di Ilaria Capua

Hp (Photo: Hp)
Hp (Photo: Hp)

Esce in questi giorni il film “Trafficante di virus” della regista Costanza Quatriglio (con Anna Foglietta come protagonista) che racconta la persecuzione patita anni fa da Ilaria Capua, la scienziata incredibilmente accusata di azioni disgustosamente ciniche, trafficante di virus appunto, e poi prosciolta da ogni addebito a costretta ad emigrare negli Stati Uniti.

Una vicenda, è il caso di ricordare e bene fa questo film a ricordarlo, che ha messo in luce la condizione comatosa del nostro stato di diritto, afflitto da una magistratura coadiuvata da un giornalismo accondiscendente e spietato, dove una persona viene macchiata da un’accusa infamante senza uno straccio di prova, indagata a sua insaputa, sbattuta come un mostro sulla stampa, fatta oggetto di una devastante campagna politica da parte dei grillini che ahinoi governano l’Italia da quasi quattro anni, costretta a presentarsi davanti all’opinione pubblica sfregiata da un’immagine disumana.

Addirittura una scienziata che traffica in virus per trarne profitto: cosa può esserci di peggio? Niente, ma era tutto falso, naturalmente. Ilaria Capua è stata scagionata da tutte le accuse. Resta la macchia di un capitolo desolante nella storia della cattiva giustizia in Italia: la condanna nel tribunale dell’opinione pubblica prima ancora del verdetto dei veri tribunali; lo squilibrio abnorme nel mondo dell’informazione tra il rullo compressore dell’accusa e il ruolo marginale della difesa; la fuga di atti giudiziari; il poco rispetto per la vita delle persone. “Trafficante di virus” ci fa ricordare tutto questo. E non è mai troppo tardi.

Questo articolo è originariamente apparso su L'HuffPost ed è stato aggiornato.