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Petrolio in calo: situazione dei titoli oil sul Ftse Mib

Continuano le tensioni nell'area mediorientale tra Qatar ed il gruppo formato da Arabia Saudita, Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Yemen ed Egitto con questi ultimi che hanno concesso alla prima una proroga di 48 ore per rispondere all'ultimatum impostogli.

La situazione geopolitica

Poche le speranze che il Qatar, accusato di sostenere il terrorismo, possa accettare i diktat già definiti lesivi della sovranità nazionale. Intanto si stanno muovendo anche le diplomazie internazionali, in primis la Casa Bianca che ha già avuto colloqui separati sia con l'Arabia Saudita, storico alleato la cui amicizia è stata rinsaldata con i recenti accordi commerciali da 400 miliardi di dollari, sia con il Qatar. Intanto cresce il numero degli istituti che hanno deciso di mettere in stand by le operazioni in Ryal, la divisa qatariota. Una tensione che potrebbe giocare a favore del rialzo del greggio sebbene in questo caso si tratterebbe di un elemento minoritario rispetto al vasto quadro di fattori che influenzano le quotazioni del barile. La conferma arriva dai rilevamenti dell'andamento del prezzo alle 12: il Brent si trova già in calo (-0,4%) con un valore di 48,58 dollari seguito dal Wti (-0,07%) a 46,01. Un andamento che risente anche del complesso panorama nella zona mediorientale: da un lato, infatti, il blocco contro il Qatar, dall'altra le tensioni tra Iran e Arabia Saudita, accentuate anche dalla recente nomina ad erede al trono, da parte dell'81enne Re Salman dell'Arabia Saudita, di suo figlio, il 31enne Mohammed bin Salman, che scavalca il cugino, il 57enne Mohammed bin Nayef, precedentemente primo nella linea di successione. Ma come fanno notare recentemente da Forbes, le schermaglie tra le due nazioni, rappresentanti l'una la corrente sciita dell'Islam, l'altra quella sunnita,potrebbe sfociare in una guerra, scenario non tta i più probabili ma comunque possibile, anche solo come extrema ratio pro tempore.

Eni (Londra: 0N9S.L - notizie) e Saipem (Londra: 0NWY.L - notizie)

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A tutto vantaggio del prezzo del greggio (le nazioni in questione sono anche i primi produttori mondiali oltre che della regione), il che rimetterebbe in carreggiata i produttori statunitensi con il loro shale oil. Un primo campanello d'allarme arriverebbe proprio dal primo calo dell'attività di trivellazione registrata negli Usa dopo diversi mesi, un dato cui farebbe, però, da contraltare, l'aumento della quota Opec, a dispetto della volontà di diminuirla. Equilibrio quanto mai delicato, all'interno del quale si vanno a piazzare i titoli oil italiani. Nello specifico si guarda ad Eni e a Saipem. Nel (Londra: 0E4Q.L - notizie) primo caso la notizia riguarda la scoperta di un pozzo a circa 226 chilometri a nord ovest di Hammerfest in Norvegia, un giacimento che promette tra i 100 e i 180 milioni di barili in posto e tra i 25 e i 50 milioni di olio recuperabile. La notizia riaccende i fari degli osservatori sulla possibile della newco Eni Retail Gas&Power, da molti data come in vendita; in realtà è stato proprio il CEO della stessa newco a smentire la notizia. Una smentita che, a quanto pare non ha convinto gli esperti di Banca Imi i quali sono dell'idea che la creazione di questa newco potrebbe poi portare facili speculazione da parte del mercato, convinto di una possibile vendita futura. per questo motivo hanno già confermato il rating Buy con un target price di 18,1 euro. Buone notizie anche per l'altra protagonista del settore energetico, Saipem: si tratta di nuove commesse per un totale di 500 milioni di dollari arrivate grazie a un nuovo contratto E&C Offshore con i rappresentanti di Saudi Aramco fino al 2021. In base a ciò Eni, poco prima delle 13.30, vanta un attivo, a Piazza Affari di 1,36% mentre Saipem arriva addirittura a +2,23%.

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