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La rateizzazione delle imposte

Irpef: cosa si può rateizzare e cosa no

Irpef, Iva, Tares, Imu e chi più ne ha più ne metta. Anzi, ne paghi. In questi giorni di fuoco per i contribuenti, che si trovano davanti una lunga lista di scadenze, c’è comunque una possibilità: rateizzare alcune imposte. Tra queste c’è l’Irpef, imposta sul reddito delle persone fisiche, che è possibile pagare in più soluzioni.

Ma facendo attenzione alle novità e alla regolamentazione specifica. E’ bene precisare, innanzitutto, che in linea di massima la rateizzazione di quanto dovuto all’Agenzia delle Entrate può essere chiesta da tutti coloro che vogliono versare a rate le somme dovute a titolo di saldo e acconto di imposte, gli avvisi bonari e le cartelle di pagamento con un numero di rate differenti per ciascuna voce.

Per quanto riguarda l’Irpef, però, ci sono somme non rateizzabili: si tratta degli acconti dovuti nei mesi di novembre e dicembre. Il contribuente può scegliere se rateizzare l’Irpef e versare in un’unica soluzione l’Irap, ovvero rateizzare l’acconto Irpef e versare in un’unica soluzione il saldo Irpef.

Il presupposto dell’imposta è noto: possesso di redditi, in denaro o in natura, che rientrano in alcune precise categorie. Si tratta di redditi fondiari, redditi di capitale, redditi di lavoro dipendente, redditi di lavoro autonomo, redditi di impresa e i cosiddetti “redditi diversi”. L’imposta, che colpisce con aliquote che aumentano sulla base degli scaglioni di reddito (per questo è detta “progressiva”), è dovuta per tutti i cittadini residenti in Italia e per tutti i redditi posseduti, anche se questi vengono prodotti all’estero.

Per avere un’idea del peso dell’Irpef nel bilancio familiare ci sono alcuni siti che danno la possibilità di calcolare la spesa. I parametri standard che vengono seguiti sono riassunti nel sito dell’Agenzia delle Entrate, mentre altri siti come Irpef.info forniscono in tempo reale l’ammontare dell’imposta annua, con il dettaglio dell’addizionale regionale e comunale.

Sugli importi rateizzati sono dovuti alcuni interessi pari al 4% annuo, 0,33% mensile, da calcolare secondo il metodo commerciale. Il periodo da considerare per il calcolo degli interessi va dal giorno successivo la scadenza della prima rata fino al giorno di scadenza della seconda. Gli interessi da rateizzazione, inoltre, non devono essere cumulati all’imposta ma versati separatamente.

Per capire se è dovuto o meno l’acconto Irpef per il 2013 basta controllare il rigo Rn33 “Differenza”. Se questo importo non supera i 51,65 euro non è dovuto alcun acconto, ma se li supera è dovuto un acconto pari al  99% del suo ammontare.

Passiamo alle scadenze. L’acconto va versato in un’unica soluzione entro il 2 dicembre di quest’anno, essendo il 1 dicembre domenica, se quanto dovuto è inferiore a 257,52 euro. E va versato in due rate se l’importo dovuto è pari o superiore alla stessa cifra. La prima rata, pari al 40%, è da pagare entro il 17 giugno o entro il 17 luglio con una minima maggiorazione (0,40%).

La seconda rata, pari al 60%, va versata sempre entro il 2 dicembre. Se vengono previsti importi minori da dichiarare nella successiva dichiarazione dei redditi, sempre per quanto riguarda l’imposta, gli acconti da versare possono essere determinati sulla base di questa cifra.

Gli scaglioni Irpef per il 2013 per gli scaglioni da 0 a 15.000 euro vedono un’aliquota del 23% e un’Irpef lorda del 23% del reddito. Per lo scaglione da 15.000 a 28.000 l’aliquota è del 27% e l’Irpef lorda 3.450 + 27% sulla parte eccedente i 15.000 euro. Per lo scaglione da 28.000 a 55.000 l’aliquota è 38% e l’Irpef (sempre lorda) 6.960 + 38% sulla parte eccedente i 28.000 euro. Da 55.000 a 75.000 si sale a 41% (aliquota) e l’Irpef lievita: 17.220 + 41% sulla parte eccedente i 55.000 euro. Infine, oltre 75.000 si arriva a un’aliquota del 43%, mentre l’Irpef lorda è 25.420 + 43% sulla parte eccedente i 75.000 euro.