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RES PUBLICA - Quarto, la difficile arte della diversità grillina

Beppe Grillo, comico e leader del Movimento Cinque Stelle, durante la trasmissione Porta a Porta su RaiUno del 19 maggio 2014. REUTERS/Remo Casilli (Reuters)

di Paolo Biondi ROMA (Reuters) - Si possono ricevere voti dalla camorra se non sono determinanti? E qual è il livello oltre il quale i voti camorristi diventano determinanti? Domande oziose? Secondo Beppe Grillo no, visto che nella difesa sulla vicenda di Quarto ha inserito anche un arduo conteggio per dimostrare che non si sarebbe trattato di voti determinanti. Nel comune campano, in una inchiesta della Direzione distrettuale antimafia, sono apparse intercettazioni nelle quali un presunto boss camorrista parla di un appoggio elettorale a un candidato grillino divenuto poi consigliere. L'imbarazzo grillino nella vicenda è palpabile nell'irritazione di repliche che hanno il sapore della vecchia politica, stile "ma gli altri rubano più di noi", dove in gioco non è la presunta diversità tout-court, ma la gradazione della diversità. Del resto la vicenda campana non è appena una piccola storia locale: viene dopo le difficoltà nelle principali città amministrate dai 5 stelle, dopo la polemica intervista con la quale l'ideologo grillino Paolo Becchi ha preso le distanze dalla dirigenza del movimento, colpisce il territorio dal quale viene Luigi Di Maio, astro nascente nella leadership grillina. Ma la scivolata più grande sta nella risposta di Grillo: parafrasando il vecchio detto di Enrico Cuccia, anche in questo caso i voti non si contano ma si pesano. E pesano come un macigno su anni di pretesa diversità, soprattutto in avvio della lunga campagna elettorale per le amministrative di primavera. Sul sito www.reuters.it altre notizie Reuters in italiano. Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia