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Rese dei conti in arrivo

Anche ieri in USA ha prevalso la legge dei record e così il Dow Jones ha raggiunto anche la soglia psicologica dei 23.000 punti. L’inerzia rialzista prosegue, ma la forza del rialzo diminuisce d’intensità. Infatti la chiusura lievemente positiva degli indici principali (SP500, Nasdaq100 e Dow Jones) ha consentito loro di ritoccare di poco i precedenti massimi, ma anche ieri il Russell 2000 delle small cap ha continuato la sua discesa. Inoltre il Vix, l’indice della paura implicita nei prezzi delle opzioni, ieri è salito in modo significativo ed ha chiuso la seduta ben sopra il livello 10, in divergenza rispetto a quel che si dovrebbe ottenere in presenza di indici che salgono.

Meno tranquillo è stato il clima in Europa, dove, pur senza crolli, è proseguita la fase di riflessione sugli esiti della battaglia catalana, ormai sempre più vicina ad un epilogo non pacifico, che sarà sancito a partire da domani mattina.

L’arresto dei leader indipendentisti e lo stato di accusa al capo della polizia catalana ha provocato proteste di piazza a Barcellona, che dovrebbero proseguire anche oggi, mentre la Corte Costituzionale ha dato un altro appiglio a chi, nel governo Rajoy, spinge per la linea dura, annullando definitivamente il referendum del 1 ottobre.

Perciò la maggior parte degli indici europei ha chiuso col segno meno una giornata poco mossa. A sorpresa non l’indice spagnolo Ibex, che ha recuperato qualcosa delle perdite del giorno precedente. L’indice peggiore d’Europa è stato ancora una volta quello nostrano, trascinato al ribasso, sebbene senza drammi, dalle incertezze del settore bancario, scosso dal giudizio negativo che ieri Moody’s ha diramato e soprattutto dalla notizia bomba dell’attacco imprevisto del PD a Visco, che ha fatto emergere una resa dei conti anche tra le istituzioni nostrane. La Camera ha infatti approvato ieri una mozione che sostanzialmente invita il Governo e Mattarella, che sono le istituzioni che devono nominare il Governatore di Bankitalia, in scadenza a fine mese, a scegliere una figura diversa dall’attuale, che sia in grado di ripristinare la fiducia dei risparmiatori sull’istituzione.

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L’intervento a gamba tesa (il Parlamento non ha alcun ruolo nel processo di nomina del Governatore della nostra Banca Centrale) ha fatto molto scalpore ed irritato Mattarella, che ha richiamato al rispetto dei ruoli e bacchettato il PD. Tornerò domani sulla vicenda, che si presta ad interpretazioni anche abbastanza forti.

Per ora registriamo che la debolezza del nostro indice lo ha portato ancora una volta nell’area di supporto di 22.330. Quest’area nelle ultime 8 sedute è stata testata ben 5 volte e momentaneamente sfondata solo una volta, ma subito recuperata, il 10 ottobre.

Se oggi venisse nuovamente sfondata, con conferma in chiusura di seduta, potrebbe generare un avvitamento ribassista che troverebbe un primo supporto in area 22.100. Fino a questo livello potremmo ancora classificare il ribasso come semplice pullback, con possibilità di ripresa del trend rialzista di medio periodo. Ma se venisse sfondato anche il livello di 22.000 potremmo temere l’esacerbarsi del ribasso fino a 21.600 e poi 21.350.

Ovviamente molto dipenderà dal contesto circostante. Ma intanto le nostre banche, che da mesi hanno rappresentato il carburante per il volo del nostro indice, oggi sembrano più una zavorra.

Autore: Pierluigi Gerbino Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online