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Riso, gorgonzola e vino. L’e-commerce si fa local

Gorgonzola (Getty)
Gorgonzola (Getty)

Non esiste solo Amazon. Le eccellenze del Made in Italy si possono vendere anche online. “Bisogna però saperle promuovere”, spiegano Nikas Bergaglio e Tommaso Vassura, gli ideatori di una specie di grande magazzino agroalimentare di prodotti esclusivamente dell’Alto Piemonte. Entrambi 28enni, il loro sito “Piedmont delights” raccoglie le proposte dei produttori novaresi e del Vco. “Per ora hanno aderito in 13 – racconta a La Stampa Bergaglio, laureato in marketing a Londra -. Il nostro obiettivo è coinvolgere anche Biella e il Vercellese”.

Vini, formaggi e birra. La piattaforma funziona come un catalogo virtuale di prelibatezze enogastronomiche. Il cliente valuta cosa vuole assaggiare, ordina la merce e la riceve a casa. Semplice. In Italia ma, soprattutto, all’estero dove è più complicato trovare il gorgonzola o il il riso nostrano. Secondo le statistiche dell’Associazione Industriali, nel 2016 l’esportazione dal Novarese di alimentari e bevande è cresciuta di appena lo 0,2 per cento rispetto all’anno precedente. Tra le eccellenze spicca il gorgonzola: Novara con questo prodotto si inserisce al 17esimo posto nella classifica delle province che esportano più formaggi.

Bisogna valorizzare i nostri sapori”, sono convinti Bergaglio e Vassura, laureato in Scienze politiche e con alle spalle già esperienze nel mondo della ristorazione. Per chi ordina dall’estero i costi di spedizione sono di 14,99 euro o gratuiti per prenotazioni superiori ai 129 euro. Gli ordini in Italia prevedono una spesa di 9,99 euro per la spedizione, che si azzera nel caso di ordini superiori ai 49 euro.

Non serve allestire un magazzino perché una volta ricevute le richieste, il sito le gira ai partner e ricava un piccolo margine dalla vendita.Il sito è una vetrina digitale – dice Bergaglio -. Prima di crealo abbiamo verificato che non esistesse già qualcosa di simile nella nostra zona. Quindi abbiamo messo in piedi il progetto che si rivolge soprattutto ai piccoli produttori”. Alla faccia di chi è convinto che l’e-commerce sia una prerogativa esclusiva dei giganti del web.