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Saras, sanzioni e crollo prezzo greggio hanno spinto Rosneft a uscire da capitale

Le sanzioni internazionali contro la Russia, il crollo del prezzo del petrolio e la conseguente svalutazione del rublo sono alla base della decisione del colosso dell'energia russo Rosneft di uscire definitivamente dal capitale di Saras con il collocamento del 12% presso investitori istituzionali reso noto oggi.

In Borsa il titolo sta cedendo il 5% a 1,7 euro con volumi elevati, pari a oltre 24 milioni di pezzi (circa il 2,5% del capitale) su una media giornaliera, nell'ultimo mese, di 3,7 milioni. Il titolo non ha mai toccato il prezzo del placement, pari a 1,53 euro. Secondo indiscrezioni, la forchetta era tra 1,5 e 1,65 euro.

Secondo quanto riferisce una fonte del gruppo italiano a Reuters, l'idea iniziale dei russi, quando entrarono in Saras con un quota del 21% del capitale nell'aprile del 2013 rilevando il 13,7% dalla famiglia Moratti, era quella di realizzare una partnership industriale che non è mai decollata. E questo ha fatto perdere l'interesse da parte dei russi verso l'investimento nella società di raffinazione italiana. Già due anni fa Rosneft aveva collocato un primo 9% del capitale. La fonte non esclude che questa uscita dei russi potrebbe invogliare altri potenziali soci industriali a entrare nel gruppo.

In un comunicato Rosneft dice che "la vendita è legata anche alla impossibilità di implementare accordi precedenti per incrementare la quota nell'asset a un livello di partecipazione di controllo a seguito delle restrizioni legate alle sanzioni. I proventi di questa cessione saranno diretti all'implementazione di progetti strategici con altri partner italiani".

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Nel periodo 2013-2017, i guadagni di Rosneft dall'investimento in Saras superano gli 80 milioni di euro (inclusi i dividendi ricevuti), dettaglia la nota.

Peraltro con questo collocamento il flottante di Saras di fatto arriva quasi al 50% del capitale, considerando che i titoli dovrebbero essere stati collocati a più soggetti con quote anche al di sotto dell'1%. La famiglia Moratti detiene saldamente le redioni del gruppo con una quota di poco sopra il 50% del capitale suddivisa pariteticamente fra Massimo e Gian Marco Moratti.

In consiglio siede un rappresentante dei russi, Andrey Shishkin, che verosimilmente lascerà l'incarico nel breve termine.

Icbpi, che si aspettava un collocamento nella parte bassa del range, sottolinea che dopo l'uscita definitiva dei russi viene meno il rischio di overhang sul titolo. "Se dovesse scendere fino alla parte bassa della forchetta, la nostra raccomandazione verrebbe rivista a neutral (da sell), con target price confermato a 1,60 euro".

(Giancarlo Navach)