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SCHEDA / Cosa succede se la Grecia va in default

BRUXELLES (Reuters) - Senza nuovi fondi dai creditori internazionali, la Grecia ha avvertito che andrà in default allo scadere del 30 giugno, quando è in programma il rimborso di 1,6 miliardi di euro al Fondo monetario internazionale, uno scenario che potrebbe portare all'uscita di Atene dalla zona euro. Una fonte a conoscenza dei negoziati riferisce che l'Fmi non intende dare un periodo di grazia. Quindi o Atene paga o sarà considerata insolvente dall'istituzione con sede a Washington. Il default potrebbe generare turbolenze sui mercati della zona euro e accelerare il ritiro di depositi nelle banche greche, forzando l'esecutivo di Alexis Tsipras a imporre controlli sui movimenti di capitale per evitare la fuoriuscita di valuta dal Paese. In ogni caso, un'autorevole fonte europea spiega che il mancato pagamento al Fondo non dovrebbe tradursi automaticamente in un default sui mercati del debito sovrano. L'altra grande domanda è per quanto tempo la Banca centrale europea continuerà a fornire agli istituti di credito greci liquidità di emergenza, garantita in parte con il deposito di titoli di Stato ellenici. A partire dal mese di febbraio la Bce ha via via alzato la soglia per i fondi di emergenza Ela fino al livello di 83,7 miliardi. In caso di default, Francoforte potrebbe congelare o abbassare il massimale di fondi erogabili o aumentare il cosiddetto "haircut" (lo sconto) ai titoli ricevuti come collaterali dalle banche greche. Dopo il 30 giugno Atene è chiamata a far fronte ad altre importanti scadenze tra luglio e agosto, quando dovrà rimborsare alla Bce 6,8 miliardi di euro. Anche se la Bce continuasse ad iniettare liquidità di emergenza, la pressione politica per staccare la spina ad Atene finirebbe con l'essere travolgente, secondo fonti vicine alla situazione. I creditori o alcuni di essi potrebbero chiedere di sospendere l'erogazione di fondi europei. È anche possibile che ong e associazioni alzino la voce per dare ai greci il sostegno umanitario di cui necessiterebbero in caso di default. Standard & Poor's ha ridotto il rating della Grecia e di quattro banche greche a 'CCC', cioè il livello spazzatura, non escludendo più un default nei prossimi 12 mesi in assenza di un'intesa con i creditori. S&P ha detto che Atene sembra dare più importanza al pagamento di pensioni e salari nel pubblico impiego che ai rimborsi delle somme vantate dai creditori internazionali. Non è chiaro fino a quando la Grecia sarà in grado di pagare dipendenti pubblici, pensionati e imprese fornitrici. Il bilancio è vicino al pareggio al netto della spesa per interessi e l'esecutivo ha ordinato agli enti pubblici di consegnare tutta la liquidità alla banca centrale. Va osservato che con tutta probabilità l'incertezza legata al default finirebbe per riflettersi negativamente sul gettito fiscale. Molti fornitori dicono di non esser stati pagati per mesi e l'esecutivo potrebbe alla fine decidere di liquidare le fatture emettendo cambiali. Nascerebbe così una valuta parallela. (Paul Taylor) Sul sito www.reuters.com altre notizie Reuters in italiano. Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia