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SCHEDA - Le possibili conseguenze dell'indipendenza scozzese

di Mike Peacock LONDRA (Reuters) - Un recente sondaggio secondo cui i sostenitori dell'indipendenza della Scozia sarebbero in lieve vantaggio, a pochi giorni da un referendum cruciale, ha messo in evidenza le ragioni per le quali il mondo in generale e gli investitori dovrebbero prestare attenzione al voto del 18 settembre, che potrebbe portare alla separazione dalla Gran Bretagna. I governi stranieri e i mercati finanziari sono stati a lungo convinti che gli scozzesi considerassero troppo rischiosa l'indipendenza dal Regno Unito, ma la svolta nei sondaggi, confermata da un'altra rilevazione secondo cui i due fronti sono testa a testa, ha demolito questa certezza. Per la Gran Bretagna perdere la Scozia equivarrebbe probabilmente a un indebolimento dello status quo di potenza, sarebbe un duro colpo per la fiducia nazionale e renderebbe il Paese più chiuso in se stesso, ancora più dubbioso sul proprio futuro in Europa. "BREXIT" La discussione sulla possibilità che una Scozia indipendente entri nell'Unione europea ha visto spendere molte energie. Ma lunedì scorso la Commissione di Bruxelles ha ribadito la propria posizione, e cioè che la Scozia dovrebbe uscire dalla Ue poi presentare una domanda di adesione. L'assenza della Scozia potrebbe essere ancora più significativa nel dibattito sull'opportunità che la Gran Bretagna resti o meno nell'Unione europea, dopo che il premier David Cameron ha promesso un referendum decisivo sulla questione, nel 2017, se dovesse nuovamente vincere le elezioni l'anno prossimo. Complessivamente, gli scozzesi sono molto più europeisti che gli inglesi, e se nel 2106 dovessero separarsi da Londra non avrebbero più voce in capitolo. Senza la Scozia, le chance che Inghilterra, Galles e Irlanda del Nord abbandonino la Ue sono maggiori. Gli elettori scozzesi sono circa 4 milioni, rispetto ai 45 milioni complessivi del Regno Unito, ma il loro peso potrebbe fare la differenza, nel caso di un testa a testa. Nel giugno scorso, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha detto che il Regno Unito sarebbe più forte e robusto senza secessioni, e Washington non ha fatto mistero di volere che Londra resti nella Ue. Per il leader scozzese nazionalista Alex Salmond (del partito Snp) la principale minaccia per la presenza della Scozia nella Ue resta l'impegno di Cameron per un referendum sull'Unione. INSTABILITA' POLITICA L'indipendenza scozzese modificherebbe i numeri della politica nazionale nel resto del Paese. L'opposizione di centrosinistra del Labour ha mandato in Parlamento 41 deputati grazie ai collegi scozzesi, i conservatori soltanto uno. L'ipotesi di una secessione renderebbe dunque molto più complicato, per usare un eufemismo, per i laburisti conquistare il governo nazionale. "In Gran Bretagna significherebbe la fine di un'eventuale possibilità per il Labour di andare al potere", ha scritto nei giorni scorsi l'ex ministro laburista degli Affari europei Denis Macshane sul sito web "The Globalist". Comunque vada il referendum del 18 settembre, gli scozzesi parteciperanno comunque alle elezioni politiche britanniche nel 2015, alimentando però l'incertezza. Se il Labour vincesse, il governo potrebbe comunque perdere la maggioranza parlamentare nel giro di un anno, se la Scozia divenisse indipendente. Ciò ci riporta alla questione dell'adesione alla Ue, dato che i conservatori si sono impegnati a tenere un referendum, ma i laburisti no. Ironia della sorte, i conservatori sono tradizionalmente i più forti sostenitori dell'unione con la Scozia e molti resterebbero inorriditi dall'indipendenza, anche se potrebbe dare al loro stesso partito un vantaggio elettorale permanente sulla sinistra. LA POSIZIONE DI CAMERON Cameron - il cui partito si chiama per la precisione Partito conservatore e unionista - dovrebbe fare i conti con le richieste di dimissioni, se dovesse perdere la Scozia. E ad aggravare le sue pene, c'è il rischio che un'elezione suppletiva a ottobre potrebbe dare un seggio agli anti-europeisti dell'Ukip, dopo che il parlamentare conservatore che lo occupava ha lasciato il partito. Se Cameron dovesse andarsene - anche se dice che non ha intenzione di dimettersi - i molti euroscettici che sono nel suo partito comincerebbero ad alzare la voce, e quelli che temono che l'Ukip possa soffiare i loro seggi chiederebbero di nominare un nuovo leader più chiaramente anti-Ue. Salmon aveva insistito per inserire nella scheda elettorale una terza domanda agli elettori, per consentire un aumento dei poteri attribuiti al governo nazionale scozzese. La decisione di Cameron di rifiutare la richiesta ora sembra un errore di calcolo, dato che i principali partiti si sono affrettati a promettere agli scozzesi maggiore autonomia, nel caso vinca il no all'indipendenza. QUESTIONI COSTITUZIONALI Anche se gli scozzesi votassero no all'indipendenza, il genio costituzionale è comunque uscito dalla bottiglia. La Scozia otterrebbe maggiore autonomia, restando nel Regno Unito. Il Galles finirebbe inevitabilmente per chiedere più poteri e la cosiddetta "domanda del West Lothian" (contea storica e area amministrativa scozzese), e cioè perché ai parlamentari scozzesi e gallesi dovrebbe essere consentito di votare su leggi che riguardano solo gli inglesi quando quelli inglesi non possono fare lo stesso, raggiungerebbe il punto critico. Il nazionalismo inglese, fin qui confinato all'estrema destra, potrebbe crescere, chiedendo una revisione completa degli accordi costituzionali nel Regno Unito. L'INCERTEZZA DEGLI INVESTITORI Per gli investitori, ci sono molti fattori sconosciuti da considerare. Quale parte del debito britannico si assumerebbe la Scozia? La Scozia conserverebbe la sterlina? Che entrate sarebbero garantite dal petrolio del mare del Nord, le cui stime variano moltissimo? Ci sarebbe una diversa politica fiscale? La Scozia entrerebbe nell'Unione europea? La sterlina ha perso oltre il 3% contro il dollaro la settimana scorsa, dopo che i sondaggi hanno visto il balzo avanti del sì. Lo Scottish National party vorrebbe conservare la sterlina, ma a ciò si oppongono tutti i principali partiti politici, provocando così un'incertezza che potrebbe prolungarsi per i 18 mesi che sarebbero necessari a negoziare i dettagli della separazione. Quel che è certo, è che senza la Scozia la Gran Bretagna scivolerebbe nella classifica delle maggiori economie del mondo, che oggi la vede sesta. Ci potrebbero essere anche interrogativi a più lungo termine: se, per esempio, la Gran Bretagna dovrebbe mantenere il seggio al Consiglio di Sicurezza Onu e se resterebbe nel G7, in un'epoca in cui il potere è assunto sempre più dalle grandi economie emergenti. L'Economia del Regno Unito è la maggiore destinazione in Europa per gli investimenti stranieri diretti. Senza la Scozia, il flusso diminuirebbe e il resto dell'attuale deficit corrente potrebbe salire a livelli tali da scoraggiare gli investitori. Il tesoro britannico ha fatto sapere che onorerà tutto il debito governativo esistente comunque votino gli scozzesi, una mossa che punta a impedire la volatilità del mercato. Ma Salmond ha detto che una Scozia indipendente potrebbe non volere assumere la propria quota del debito del Regno Unito, se non le fosse consentito l'uso della sterlina. Ciò renderebbe la Scozia un paria, sul mercato dei bond. L'agenzia di rating Moody's ha detto che una Scozia indipendente potrebbe godere di un rating migliore sugli investimenti, ma rischierebbe di avere costi maggiori sui prestiti. Se i negoziati sulla separazione finissero male, il rating potrebbe peggiorare. L'agenzia Fitch, dal canto suo, valuta che il Regno Unito dovrebbe aspettare più a lungo per recuperare il rating AAA sul debito sovrano, se la Scozia diventasse indipendente. POLITICA MONETARIA La Banca d'Inghilterra per ora ha detto solo di avere elaborato piani di emergenza nel caso in cui vincesse il sì. Ma gli investitori hanno iniziato a rinviare nel tempo le attese di un possibile rialzo dei tassi di interesse, data l'incertezza che potrebbe seguire il voto della settimana prossima. I contratti overnight interbancari sulla sterlina indicano che il mercato ha spostato più avanti nel tempo le previsioni per un rialzo dei tassi del Regno Unito a sette mesi, rispetto ai sei mesi della settimana scorsa. "Le implicazioni dell'accresciuta incertezza economica, della volatilità finanziaria e dei rischi post-separazione probabilmente avranno soprattutto come conseguenza un rinvio dell'aumento dei tassi da parte della Banca d'Inghilterra e una regolamentazione bancaria più severa per gestire i rischi sistemici in un'unione frammentata", dice Lena Komileva, di G+ Economics. LE OPZIONI DELLE SOCIETA' FINANZIARIE Anche se sono reticenti a parlarne in pubblico, un certo numero di importanti società finanziarie con sede in Scozia potrebbero trasferirsi in Inghilterra, se vincesse il sì all'indipendenza. A giugno la Royal Bank of Scotland ha reso noto di aver iniziato a valutare le diverse opzioni nel caso in cui vincesse il sì, aggiungendo che il voto provocherebbe grande incertezza. Fonti bancarie hanno detto a Reuters che il Lloyds Banking Group sta valutando se registrare la propria sede a Londra piuttosto che a Edimburgo, in caso di secessione. Si potrebbe anche verificare una fuga disordinata di capitali: "Nel caso di vittoria del sì c'è un significativo rischio di trasferimento improvviso di depositi all'esterno della Scozia", dice una nota di Ubs. Il peso massimo dei fondi pensioni Standard Life ha minacciato un possibile abbandono parziale della Scozia, e i giganti petroliferi Royal Dutch Shell e Bp hanno detto che preferiscono che la Scozia resti nel Regno Unito. DIFESA La Gran Bretagna dispone di quattro sottomarini con testate nucleari Trident ancorate alla base navale di Faslane, in Scozia. L'Snp vuole che in caso di indipendenza la Scozia rinunci alla presenza di armi nucleari. Alcuni ex capi della Difesa britannica hanno messo in guardia da una tale circostanza, affermando che l'iniziativa costerebbe miliardi di sterline, porterebbe al taglio di migliaia di posti di lavoro e creerebbe risentimento internazionale. In un'epoca di nuove tensioni con la Russia, gli alleati Nato sarebbero preoccupati, anche se ci vorrebbero anni per chiudere la base navale. Il futuro dei sottomarini nucleari è considerato da alcuni come una delle principali carte nella manica della Scozia per ottenere ciò che vuole nel corso dei negoziati sulla separazione che seguirebbero la vittoria del sì al referendum. I SECESSIONISTI IN SPAGNA E BELGIO L'Europa ora guarda con attenzione alla situazione in Scozia, ma è la Spagna il Paese più interessato. Il governo di Madrid ha rifiutato che la Catalogna tenesse un referendum sull'indipendenza a novembre, ma la regione si è impegnata comunque a tenere una consultazione non vincolante. E il presidente catalano Artur Mas ha già minacciato di indire le elezioni, come una prova per l'indipendenza, nel caso in cui l'iniziativa fosse bloccata dalle autorità centrali. La secessione scozzese darebbe più coraggio ai catalani e anche ai baschi, ma anche ai fiamminghi nazionalisti in Belgio. Questa potrebbe essere la ragione per cui le autorità di Bruxelles hanno detto agli scozzesi che sarebbe difficile per loro aderire alla Ue. I nuovi aderenti infatti possono entrare nell'Unione solo se c'è l'unanimità dei Paesi membri. IRLANDA DEL NORD L'indipendenza scozzese potrebbe anche destabilizzare l'Irlanda del Nord. Sebbene l'accordo di pace del 1998 abbia messo ampiamente fine a decenni di violenze, l'Irlanda del Nord rimane profondamente divisa tra i protestanti, in maggioranza favorevoli a restare con la Gran Bretagna, e ai cattolici, che vorrebbero riunirsi con l'Irlanda. Gli unionisti hanno legami particolarmente stretti con gli scozzesi, mentre coloro che sono favorevoli alla riunificazione irlandese potrebbero cogliere l'occasione di una vittoria del sì per alzare la voce. Sul sito it.reuters.com le notizie Reuters in italiano. 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