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Se i tassi alzano la testa

È da molti mesi ormai che non si parla d’altro che di tassi bassi e di un futuro rialzo su tutte le scadenze, a cominciare da quelle più vicine che sono maggiormente influenzate dalle politiche monetarie. In questo lungo periodo di tempo sono state ipotizzati diversi rialzi su altrettanti diversi intervalli temporali, ma finora non è successo mai nulla. Anzi, i tassi risk free di riferimento a livello mondiale sono calati verso i minimi di sempre.

Riteniamo che ai livelli attuali sia interessante iniziare una strategia che possa beneficiare di un rialzo dei tassi, anche a solo scopo di copertura, e ne forniamo alcune considerazioni.

A Jackson Hole la governatrice della FED Janet Yellen ha fatto intendere senza troppi dubbi che entro fine anno ci sarà un aumento dei tassi. Molto probabilmente bisognerà attendere le elezioni presidenziali prima di qualunque mossa restrittiva perché, oltre alla politica monetaria, ci sono anche questioni esclusivamente politiche in sospeso, tra cui la conferma dei ruoli nella banca centrale più influente al mondo.

Finora le comunicazioni non sono mai state così “chiare”, questo consente al mercato di prepararsi all’evento consentendo alla curva dei rendimenti risk free in dollari di mantenere una pendenza adeguata.

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In Giappone il lungo trend di tassi in calo è stato interrotto molto velocemente con forti vendite ad inizio agosto: in soli 3 giorni il rendimento del decennale giapponese è tornato quasi a 0% dopo essere stato negativo per due mesi. In questo caso il forte rimbalzo che c’è stato è un segnale della predisposizione degli investitori a liberarsi velocemente di ciò che è in forte guadagno e ha rendimenti negativi.

La stessa situazione potrebbe accadere anche in Europa, come avvenne nella primavera del 2015 quando in poche sedute il rendimento del Bund risalì di oltre mezzo punto percentuale. I rendimenti nulli o negativi vanno bene fintanto c’è la possibilità di guadagni in conto capitale ma è pericoloso mantenere in portafoglio qualcosa che per i prossimi 10 anni può solo perdere.

Questo meccanismo è quindi graduale da un lato, ovvero quando calano i rendimenti, ma veloce dall’altro, quanto tutti si vogliono liberare di un investimento a perdere. E’ sufficiente quindi un piccolo elemento migliorativo, ad esempio una dichiarazione piuttosto che una lettura dell’inflazione migliore delle attese, per generare una grande ondata di vendite.

Tutto questo ci induce quindi alla prudenza anche in vista di un aumento dell’inflazione legata al prezzo del petrolio, che non necessariamente dovrebbe portare ad un aumento dell’inflazione generale, ma quantomeno portare maggiore sensibilità ai tassi.

Lo strumento che si potrebbe utilizzare per beneficiare di un rialzo dei tassi su tutta la curva dei rendimenti risk free area euro è l’ETF Amundi Short Daily EuroMTS Investment Grade Broad All Maturities (codice ISIN FR0010821850) quotato a Milano.

L’obiettivo del fondo è quello di offrire esposizione inversa all'andamento dell'indice EuroMTS Eurozone Government Broad All Maturities che comprende obbligazioni governative degli Stati membri della zona Euro appartenenti alle seguenti 6 fasce di scadenza: 1-3 anni, 3-5 anni, 5- 7 anni, 7-10 anni, 10-15 anni e oltre i 15 anni. Lo strumento ha diversi contributori ma non fa grandi volumi di scambio, tuttavia è il prodotto che maggiormente replica la performance inversa del Bund senza leva.

Ricordiamo sempre che ciascun investitore dovrà soppesare l’opportunità di esporsi a questo investimento ad alto rischio in base alla propria tolleranza al rischio e al suo orizzonte temporale, e sempre all’interno di una ampia diversificazione di portafoglio.

Di Gianni Lupotto

ALFA Consulenza

Autore: ItForum Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online