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Tim, Nicita: entro metà 2018 decisioni Agcom su rimedi rete

Il logo Telecom Italia. REUTERS/Stefano Rellandini/File Photo (Reuters)

ROMA (Reuters) - Entro il primo semestre 2018, l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni deciderà i nuovi rimedi per garantire apertura e neutralità della rete Telecom.

Lo ha detto oggi Antonio Nicita, commissario Agcom, a margine di un convegno a Roma.

"Stiamo facendo l'analisi dei mercati della rete di accesso, che si è aperta a gennaio e prevediamo la conclusione a metà del 2018", ha detto Nicita

Le opzioni sono "lasciare lo status quo, optare per una deregolamentazione in ragione del rafforzamento della concorrenza infrastrutturale, oppure rafforzare i rimedi esistenti andando verso forme di separazione funzionale più incisiva [della rete] rispetto all'Nme, il nuovo modello di equivalente approvato l'anno scorso", ha spiegato.

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Il garante sta quindi valutando "se le novità che ci sono state hanno bisogno di una diversa regolazione".

In particolare "se e come il fatto che Telecom Italia è diretta e coordinata da una società estera [Vivendi] può impattare sul rispetto degli investimenti derivanti dagli obblighi del servizio universale in tema di qualità dell'accesso. E se la dinamica concorrenziale, compresi i casi al vaglio dell'Antitrust [Infratel e joint venture Fastweb], richiedono un aggiornamento e una modifica dei rimedi regolatori", ha concluso Nicita.

A metà ottobre, alcune fonti hanno riferito a Reuters che l'Agcom sta valutando se obbligare Tim a separare le attività della rete di telefonia fissa e conferirle in una società controllata al 100%. Secondo le fonti, la decisione sarebbe arrivata entro fine 2017.

L'autorità agisce al fine di garantire una maggiore neutralità della rete, ma la societarizzazione potrebbe essere il primo passo per arrivare alla fusione con Open Fiber, operatore di rete concorrente, controllato da Cassa Depositi e Prestiti (Cdp) e da Enel, per creare una rete unica nazionale.

Forze politiche e i concorrenti di Tim da tempo chiedono l'avvio di questo progetto anche al fine di ammodernare l'infrastruttura, ma la pressione è aumentata, da quando Roma ha cominciato a considerare l'influenza crescente di Vivendi nel gruppo telefonico.

(Massimiliano Di Giorgio)

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