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Tutti gli scivoloni di Musk che gli sono costati la presidenza di Tesla

Elon Musk lascia la presidenza di Tesla REUTERS/Stephen Lam/File Photo
Elon Musk lascia la presidenza di Tesla REUTERS/Stephen Lam/File Photo

Elon Musk non sta attraversando il suo momento migliore. Il fondatore di Tesla, infatti, dal 29 settembre è stato costretto a lasciare la presidenza dell’azienda dopo aver concordato con la Sec, la Security and Exchange Commission (l’Autorità che controlla la Borsa negli Stati Uniti, come da noi la Consob), il suo ritiro per tre anni e il pagamento di una multa di 40 milioni di dollari.

Il tweet

La vicenda che ha portato al cambio di presidenza inizia il 7 agosto scorso, quando Musk ha pubblicato un tweet in cui affermava di considerare l’ipotesi di ritirare Tesla dal mercato a 420 dollari ad azione, con un prezzo più alto del 20 per cento rispetto alle quotazioni del titolo in quei giorni. Il fatto è che l’annuncio era arrivato a mercati aperti e ad insaputa degli investitori, facendo crollare il valore delle azioni.

La smentita

Marcia indietro. Qualche settimana dopo la notizia viene smentita dallo stesso Musk con un altro tweet, datato 25 agosto, che ha seguito un comunicato diffuso dall’azienda. In quell’occasione il miliardario ha espresso la volontà di lasciare il titolo Tesla sulla Borsa di Wall Street.

La diretta radio

Si arriva al 9 settembre, quando Musk annuncia in una trasmissione radio l’addio di due manager del gruppo a causa delle crescenti pressioni mediatiche. Dettaglio non da poco: durante l’intervista Musk fuma marijuana. Tutto legale in California, ma il comportamento ha suscitato polemiche. Il 20 settembre il Dipartimento di giustizia degli Stati Uniti avvia un procedimento d’inchiesta proprio sui tweet di agosto. Non è passato inosservato un altro dettaglio, il numero 420, prezzo a cui avrebbero dovuto essere vendute le azioni, che indica proprio l’atto di fumare nella cultura della marijuana.

La cifra

Il 27 settembre la Sec ha avviato una procedura nei confronti di Musk con l’accusa di “frode e dichiarazioni false e fuorvianti agli investitori”. Ecco la motivazione della Sec: “Le dichiarazioni, diffuse via Twitter, indicavano falsamente che se avesse voluto, sarebbe stato virtualmente in grado di operare un delisting di Tesla a un prezzo di acquisto che rifletteva un premio sostanziale rispetto ai livelli di Tesla, che i fondi per la transazione multi miliardaria erano assicurati e che l’unica mossa da attendere era il voto degli azionisti”.

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