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Ubi, fra condizioni per acquisto tre banche pulizia sofferenze, prezzo simbolico

Ubi, fra condizioni per acquisto tre banche pulizia sofferenze, prezzo simbolico REUTERS/Alessandro Bianchi/Illustration/File Photo (Reuters)

di Paola Arosio e Andrea Mandala MILANO (Reuters) - Ubi può acquistare tre delle quattro good bank che l'Italia si è impegnata con la Ue a cedere ma a patto che sia rispettata una serie di condizioni che renderebbero l'operazione positiva per il gruppo. Lo riferiscono tre fonti vicine alla situzione. Il possibile acquisto di Banca Marche, Popolare Etruria e Carichieti sarà al centro di una riunione fra i vertici di Mef, Bankitalia, istituti di credito e fondo Atlante convocata per stasera alle 18. "Le tre banche devono ancora essere ripulite dalle sofferenze, operazione che porterebbe a un prezzo di acquisto simbolico. Inoltre le perdite derivanti dalla svalutazione delle sofferenze dovrebbero poter essere riprese come vantaggio fiscale", spiega una delle fonti. "D'altra parte, aggiunge, le tre banche accusano ancora pesanti perdite". Nel semestre le quattro banche salvate e fine 2015 (oltre a quelle citate anche Cariferrara) hanno registrato una perdita lorda per 134 milioni e l'ammontare del totale dei crediti deteriorati, al netto delle cessioni alla "bad bank", ammontava a circa 3,4 miliardi. "Ubi non vuole farsi carico delle perdite derivanti dai crediti deteriorati. La riunione di oggi al Mef serve per cercare di trovare una soluzione di sistema", aggiunge una seconda fonte. Una volta soddisfatte queste condizioni la banca potrebbe procedere a un aumento di capitale che potrebbe "essere di 200-300 milioni e non 600 come richiesto da Bce", per la prima fonte. Ubi riunirà nuovamente il Cdg domani per esaminare il tema, aggiunge una terza fonte. Banca Marche, Popolare Etruria, Carichieti e Cariferrara sono state ricapitalizzate lo scorso autunno per 1,8 miliardi e attualmente hanno un valore di libro di 1,4 miliardi. La strategia del gruppo bergamasco, che punta ad un'operazione di mercato e non ad un puro salvataggio bancario, è stata ribadita stamattina dal presidente del Cds Andrea Moltrasio. "Purtroppo nella nostra mission non abbiamo il salvataggio e quindi il salvataggio deve essere fatto in altro modo", ha spiegato Moltrasio. "Su questo siamo estremamente rigorosi: se dal punto di vista organizzativo e industriale possiamo dare una mano al sistema nell'interesse dei nostri azionisti lo facciamo, ma non siamo nelle condizioni di fare salvataggi perchè siamo una banca interregionale che abbiamo tenuto solida durante la crisi", ha spiegato. Al 30 giugno Ubi aveva un CET1 fully loaded dell'11,02% (senza tenere conto degli attesi effetti positivi dell'annunciato riacquisto delle minorites) a fronte di un target Srep Bce del 9,25%. -- hanno collaborato Stefano Bernabei e Giulio Piovaccari Sul sito www.reuters.com altre notizie Reuters in italiano. Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia