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Ue alla ricerca di fondi per investimenti dopo mosse Draghi

Il simbolo dell'euro all'esterno della sede Bce. REUTERS/Kai Pfaffenbach (Reuters)

di Luca Trogni MILANO (Reuters) - L'Europa intraprende la difficile strada che porta al rilancio degli investimenti. Tante le proposte, caratterizzate da un unico nodo: la difficoltà di reperire risorse tra governi alle prese con i vincoli di bilancio, settore privato con alle spalle anni in salita, istituti di credito sotto la morsa di asset quality review e sofferenze elevate. Dalla due giorni milanese di ministri delle Finanze e governatori delle banche centrali, accanto alla richiesta di riforme strutturali ai Paesi, tra cui l'Italia, che non hanno completato i loro compiti, arriva anche quella di muoversi nella direzione di dare sostegno alla crescita via investimenti. Con un richiamo indiretto alla Germania da parte del commissario Ue agli Affari economici e monetari Jyrki Katainen che chiede di investire di più ai paesi con surplus di parte corrente. La prima, limitata, mossa è quella di affidare a Commissione europea e Bei, in collaborazione con i governi, la stesura di un rapporto sulle misure da prendere in tema di investimenti. Rapporto che, ha annunciato alla fine dell'Ecofin informale il presidente Pier Carlo Padoan, dovrà essere pronto per l'entrata in scena della nuova Commissione a inizio novembre. "Gli investimenti sono una parte molto importante del policy mix di cui abbiamo bisogno", ha sottolineato ieri il presidente dell'Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, rinviando però a dopo la presentazione delle bozze di budget per il 2015 di metà ottobre la discussione di politiche fiscali 'growth friendly'. Mentre l'Eurogruppo ha spinto sulla necessità di abbassare le tasse sul lavoro, l'Ecofin informale odierno ha discusso di come fare la sua parte in tema di investimenti in parallelo a una Bce che abbassa i tassi e si impegna a comprare asset backed securities e covered bond. Il tema sulla carta mette d'accordo tutti ed è meno divisivo di quello della flessibilità alle regole di bilancio. Altro punto di accordo sta nel coinvolgimento del settore privato. "Le risorse per gli investimenti arriveranno soprattutto dal settore privato; chiaramente le risorse dal settore pubblico saranno strumentali nel fare da leva" ha spiegato Padoan. "Pensiamo a misure che facilitino gli investimenti, a semplificazioni regolamentari, incentivi e a un migliore uso delle risorse pubbliche". Un ruolo più attivo della Bei si spiega in primo luogo con il fatto che "non è a corto di fondi" mentre "c'è carenza di progetti e se si può far incontrare le risorse con buoni progetti noi ci saremo" come ha detto stamane il ministro delle Finanze lussemburghese, Pierre Gramegna. Il gap europeo nei confronti di altre aree sviluppate è stato evidenziato da Mario Draghi. "Il calo degli investimenti delle imprese osservato dal 2008 nell'area dell'euro è molto più marcato che nei cicli economici precedenti. Dal livello massimo a quello minimo sono diminuiti di circa il 20% .. Dal 2008 nell'area dell'euro gli investimenti delle imprese mostrano soltanto un lieve miglioramento, mentre negli Stati Uniti superano ormai il livello anteriore alla crisi" ha detto due sere fa, intervenendo a un convegno a Milano. SUL TAVOLO QUATTRO PROPOSTE Nelle ultime settimane in Europa il dibattito sugli investimenti pubblico-privati ha preso quota con il susseguirsi di annunci di piani in proposito. Al piano da 300 miliardi annunciato da Jean Claude Juncker, che dovrebbe fare da punto di riferimento iniziale, si aggiunge il piano italiano, presentato all'Ecofin odierno presieduto da Pier Carlo Padoan, quello polacco e quello franco-tedesco. Juncker ha promesso un programma di investimenti pubblico-privati da 300 miliardi di euro nei prossimi tre anni combinando le esistenti e forse aumentate risorse del bilancio Ue e della Bei con i fondi del settore privato. L'Italia, in qualità di paese guida per il semestre, ha presentato all'Ecofin un progetto in cui hanno un ruolo centrale l'ampliamento delle fonti di finanziamento, argomento molto caro al presidente della Bce Mario Draghi con particolare attenzione alle piccole-medie imprese a cui si devono i due terzi dei posti di lavoro del settore privato Ue. Un terreno su cui l'Italia vanta la raccolta di un miliardo di euro attraverso mini-bond da parte di 22 emittenti nell'ambito PMI. Il piano presentato la scorsa settimana dal ministro della Finanze polacco Mateusz Szczurek prevede la creazione di un Fondo europeo per gli investimenti che dovrebbe finanziare, con un effetto-leva sul suo capitale, 700 miliardi di investimenti. Le risorse iniziali del nuovo fondo si baserebbero su una graduale iniezione di capitale e garanzie da parte dei paesi membri della Ue, sull'esempio di quanto fatto con l'Esm. Ma soprattutto, dal punto di vista politico, è importante la sollecitazione a un piano di investimenti anche da parte dell'asse Francia-Germania che, nonostante le difficoltà del primo paese, rimane fondamentale per far camminare i progetti in Europa. (hanno collaborato James Mackenzie, Giulio Piovaccari, Elvira Pollina) Sul sito www.reuters.it altre notizie Reuters in italiano. Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia