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USA, dove arriverà il rafforzamento del dollaro?

Valentijn van Nieuwenhuijzen, Chief Strategist and Head of Multi Asset di NN Investment Partners, la Federal Reserve continua ad attrarre molta attenzione da parte del mercato. Le (Taiwan OTC: 8490.TWO - notizie) minute del meeting di aprile della FOMC sono state più aggressive di quanto si aspettasse il mercato. Si è verificato, così, un rapido riprezzamento delle politiche sui tassi della Fed, con un aumento della probabilità di un rialzo dei tassi a giugno dal 5% al 30%. Per luglio invece, che era e rimane il nostro scenario base, la probabilità ad oggi è salita al 61%, secondo il CME Group (Kuala Lumpur: 7018.KL - notizie) ’s FedWatch Tool.

Una delle conseguenze prevedibili di questo riprezzamento è stato un rinnovato apprezzamento del dollaro, dopo che da febbraio si era indebolito - spiega Valentijn van Nieuwenhuijzen -. Il forte trend al rialzo del dollaro da metà 2014 è stato per lo più spiegato da una divergenza insolita tra le posizioni delle principali banche centrali: politiche più rigide negli Stati Uniti e più accomodanti nell’Eurozona e in Giappone. Inizialmente, la Fed ha sminuito l’impatto negativo di un dollaro più forte sull’economia statunitense; tuttavia, a inizio anno ciò si è rivelato sempre più difficile.

In gran parte, questo si è verificato perché le autorità cinesi hanno mostrato di non essere più disposte a lasciare che il renminbi si apprezzasse in linea con il dollaro - spiega Valentijn van Nieuwenhuijzen -. Insieme a ciò, l’apprezzamento del dollaro ha avuto un impatto negativo sui prezzi delle materie prime, colpendo il settore energetico statunitense, diversi Paesi Emergenti e, in generale, il sentiment sul rischio. Nel (Londra: 0E4Q.L - notizie) complesso, le condizioni finanziarie statunitensi sono diventate più difficili da metà 2014.

In seguito a questi sviluppi, a marzo la Fed ha cambiato posizione spostandosi verso un atteggiamento più da colomba, mettendo maggiore enfasi sul circolo vizioso negativo di un irrigidimento di politica monetaria da parte della banca centrale americana attraverso un dollaro più forte - spiega Valentijn van Nieuwenhuijzen -. Qualcuno potrebbe affermare che la Fed sia passata dall’essere ‘data dependent’ a ‘market dependent’. Ciò si riflette nei tassi d’interesse statunitensi a due anni, che stanno mostrando un’alta correlazione con la propensione al rischio. Inoltre, tale correlazione è diversa da ciò che uno potrebbe pensare: tassi statunitensi più elevati non stanno danneggiando il sentiment sul rischio ma, al contrario, un sentiment sul rischio migliore sta permettendo al mercato di prezzare maggiormente i rialzi dei tassi da parte della Fed.

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In tale contesto, è piuttosto difficile anticipare il prossimo ampio movimento del dollaro - spiega Valentijn van Nieuwenhuijzen -. Dall’inizio di maggio, il dollaro si è apprezzato su tutta la linea, dato che i mercati stanno prezzando una maggiore probabilità di un rialzo dei tassi da parte della Fed quest’estate. Con i dati sull’economia statunitense non particolarmente sorprendenti al rialzo, tale reazione sembra legata in gran parte ai commenti da falco da parte dei funzionari della banca centrale statunitense. A spiegare questo atteggiamento aggressivo potrebbe essere stato il miglioramento del sentiment globale sul rischio che si è verificato dall’inizio di febbraio.

Tuttavia, ciò implica anche che se il dollaro continua a rafforzarsi, potrebbe condurre nuovamente a prezzi delle materie prime più bassi, a una debolezza nei Mercati Emergenti e a un deprezzamento del renminbi rispetto al dollaro, tutte cose già verificatesi da quando la valuta statunitense si è apprezzata dall’inizio di maggio - spiega Valentijn van Nieuwenhuijzen -. In tal caso, la Fed potrebbe aver bisogno di ritornare a un approccio da colomba, e/o i mercati lo anticiperanno. In diverse occasioni negli ultimi 12 mesi, i circoli viziosi che vanno dal dollaro ai Mercati Emergenti e di nuovo all’economia statunitense hanno dimostrato di poter essere rilevanti e di essere in grado di influenzare il modo di pensare della Fed. Nel caso, questo conferma l’idea secondo cui il programma di rialzi sarà molto graduale.

In questo momento, riteniamo che la forza del dollaro abbia ancora un po’ di strada da fare, poiché i movimenti del mercato da inizio maggio sembrano troppo modesti per prezzare nuovamente al ribasso le aspettative sulla Fed. Tuttavia, riteniamo sia prudente concentrarsi in futuro solo su movimenti del dollaro ridotti.

Autore: Pierpaolo Molinengo Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online