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I viaggi in auto sono ore di lavoro: secondo la Cassazione vanno pagate

Una coda stradale (LaPresse/EFE/ Enric Fontcuberta)
Una coda stradale (LaPresse/EFE/ Enric Fontcuberta)

In Italia sono moltissimi i lavoratori che devono spostarsi in macchina per ‘guadagnarsi’ lo stipendio. Talvolta questo sforzo, che è tutt’altro che benvoluto, finisce per trasformarsi in ore di straordinario, per via di motivi propri del lavoro che si sta svolgendo o per cause esterne (ad esempio, una coda in autostrada).

Ebbene, secondo una sentenza attuata dalla Cassazione e derivata da una precedente decisione della Corte di Giustizia europea (anno 2015), quelle ore passate in macchina sono effettivamente state messe a disposizione del datore di lavoro, e quindi quest’ultimo le deve pagare.

A far scattare ‘l’attuazione’ italiana è il caso di un elettricista salentino che ha fatto causa al suo datore di lavoro perché non gli pagava gli straordinari. Il lavoratore in questione faceva manutenzione in due comuni e andava quasi quotidianamente oltre l’orario di lavoro per via delle distanze da percorrere in automobile. La Cassazione ha deciso di riconoscere gli straordinari, obbligando l’azienda a versarglieli.

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Dunque se anche l’orario di lavoro ufficiale è terminato (secondo quanto è stato previsto nel tuo contratto) è obbligo dell’azienda retribuire anche quel periodo passato in auto per tornare a casa o per chiudere l’ultima pratica fuori dall’ufficio. Vale il modo nel quale si utilizza il tempo fuori dall’orario lavorativo: se è passato in palestra o davanti ai videogiochi, ovviamente non è considerato uno straordinario; ma se è vissuto in auto, per il solo scopo di percorrere il tragitto lavoro-casa, allora si tratta di minuti (a volte ore) dedicate all’azienda.

Secondo la sentenza della Corte di Giustizia Europea, un lavoratore può essere considerato ‘a disposizione del proprio datore’ quando ha l’obbligo di eseguire le direttive e di esercitare la propria attività in funzione dell’azienda. Questo significa che stare seduti in ufficio o in macchina per andare da un fornitore è equiparabile. Diverso il caso della reperibilità: il periodo ‘pagato’ scatta soltanto al momento della chiamata.

Per i lavoratori senza ufficio fisso, tutto il tragitto di lavoro è considerato come remunerato, come disposto da una direttiva dell’Unione Europea del 1993, indipendentemente dall’autonomia organizzativa. Non è necessario utilizzare l’auto aziendale o ‘timbrare’ in ufficio per far scattare gli straordinari.

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