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VIDEO: Alternativi, occhio al marketing



Valerio Baselli: Buongiorno, sono Valerio Baselli, ci troviamo a Milano, alla Morningstar Investment Conference 2015, sono in compagnia di Giovanni Fulci, responsabile investimenti alternativi per Banca Monte dei Paschi (Milano: BMPS.MI - notizie) di Siena. Buongiorno Giovanni e benvenuto.

Giovanni Fulci: Buongiorno e grazie.

Baselli: La raccolta dei fondi alternativi sta andando molto bene dall’inizio dell’anno a questa parte. Quali sono le ragioni dietro al successo di questi prodotti? E quali sono le strategie che interessano di più gli investitori?

Fulci: Le strategie più ricercate dagli investitori dall’inizio dell’anno fino a fine settembre sono state CTA, ossia i fondi che inseguono i trend di mercato, strategie equity long-short e le multi-strategy. Queste sono state quelle che hanno raccolto di più in assoluto, ma sono anche state quelle che hanno sofferto di più tra agosto e settembre, quando c’è stato il crollo dei mercati, perdendo in media il 3-4%. Questo significa che l’industria degli hedge funds ha perso circa 100 miliardi di dollari su tre mila miliardi di asset in gestione a causa delle cattive performance.

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Baselli: Spesso si pensa che per aumentare il grado di diversificazione di portafoglio, e quindi abbassare il rischio, basti aggiungere investimenti alternativi, perché si crede non siano correlati coi mercati tradizionali. In realtà, però, non è così semplice: qual è l’utilizzo migliore di questi strumenti all’interno di un portafoglio più ampio?

Fulci: Questo è un punto veramente importante. Spesso questi strumenti sono venduti con l’idea di diversificare un portafoglio bilanciato. Questa proposizione di valore è tendenzialmente falsa, perché gli hedge funds e i fondi absolute return tendono, nelle fasi di crisi, a muoversi significativamente con i mercati finanziari. Quindi, non è vero che diversificano così come vengono venduti.

La vera diversificazione sta nel cercarsi nicchie di mercato non così correlate coi mercati tradizionali, pensiamo alle assicurazioni catastrofali, ai fondi che finanziano l’import-export di commodity, ai prestiti alle imprese, ai corporate bond a breve termine. Abbiamo una serie di strategie che non sono correlate così direttamente coi mercati, più di nicchia e maggiormente diversificanti.

Baselli: Ecco, prima parlavamo della volatilità vissuta dai mercati tra agosto e settembre, che ha avuto un forte impatto anche sugli hedge funds. Quali sono i maggiori rischi potenziali nel breve-medio periodo per chi ha oggi in portafoglio strumenti alternativi?

Fulci: Distinguerei un investitore istituzionale da un privato. L’investitore istituzionale dovrebbe fare i compiti a casa, nel senso di verificare quanto il suo portafoglio è correlato con le variabili di mercato tradizionali e vedere nel caso di un crollo di mercato, una fase di stress, quanto il suo portafoglio perderebbe e data questa ipotesi moltiplicare per due. Questo è il primo compito: vedere se l’appetito per il rischio è coerente con i risultati di questa simulazione.

Se fossi un investitore privato, sarei molto attento all’analisi del singolo fondo. Il team di gestione ha la pelle nel gioco, ha skin in the game? Cioè, ha messo i propri soldi nel fondo che gestisce? Il team di gestione è stabile, o qualche pezzo forte se n’è andato? Quanto è illiquido il portafoglio? Quanto è concentrato in singoli titoli?

Baselli: Certo, queste poi sono le domande che anche gli analisti di Morningstar (NasdaqGS: MORN - notizie) fanno ai fondi d’investimento e ai loro team di gestione. E, come dici giustamente tu, sono le prime domande che un investitore si deve porre.

Fulci: Assolutamente.

Baselli: Grazie mille a Giovanni Fulci.

Fulci: Grazie a voi.