Zona euro, marzo positivo per imprese servizi, manifattura fatica - Pmi flash
LONDRA (Reuters) - L'attività delle imprese della zona euro ha registrato un'accelerazione inaspettata questo mese grazie agli acquisti di servizi da parte dei consumatori, ma l'indebolimento della domanda di beni manifatturieri ha accentuato la flessione del settore industriale.
L'indice composito purchasing managers' index (Pmi) di S&P Global, considerato un buon indicatore della salute economica generale della zona euro, è salito a marzo a un massimo di 10 mesi, a 54,1 rispetto a 52,0 di febbraio, secondo i dati pubblicati oggi.
Il dato si è attestato ben al di sopra della soglia di 50 che separa la crescita dalla contrazione e al di sopra di tutte le previsioni di un sondaggio Reuters che puntavano su una flessione a 51,9.
"L'economia della zona euro sta mostrando nuovi segni di vita mentre entriamo in primavera. Il sondaggio è coerente con una crescita del Pil dello 0,3% nel primo trimestre, con un'accelerazione a un tasso equivalente dello 0,5% nel solo mese di marzo", ha detto Chris Williamson, capo economista di S&P Global.
Un sondaggio Reuters di inizio marzo prevedeva una contrazione dello 0,1% del prodotto interno lordo in questo trimestre.
La domanda solida, ai massimi da 10 mesi, ha fatto sì che le imprese non riuscissero a completare tutti gli ordini per la prima volta da giugno. L'indice del lavoro arretrato è salito a 50,1 da 49,5, appena sopra la soglia di pareggio.
Il Pmi che copre il settore dei servizi, dominante nell'area, è balzato a 55,6 questo mese da 52,7, ben al di sopra di tutte le previsioni del sondaggio Reuters che aveva previsto un calo a 52,5.
Per far fronte all'aumento dell'attività, le imprese hanno assunto personale aggiuntivo al ritmo più rapido dal maggio dello scorso anno. L'indice dell'occupazione è balzato a 54,3 da 51,9.
Tuttavia, il quadro è diverso per le fabbriche. L'indice Pmi manifatturiero è sceso a 47,1 da 48,5 di febbraio, contro le aspettative del sondaggio Reuters di un lieve aumento a 49,0.
L'indice che misura la produzione, che rientra nel Pmi composito, è scivolato di nuovo sotto il pareggio a 49,9 da 50,1 del mese scorso.
"La crescita è molto sbilanciata, trainata quasi esclusivamente dal settore dei servizi, mentre l'industria manifatturiera è in fase di stallo e fatica a sostenere la produzione a fronte del calo della domanda", ha commentato Williamson.
Miglioramenti record nelle catene di approvvigionamento hanno fatto scendere il costo delle materie prime per la prima volta da giugno 2020, quando aumentava la diffusione della pandemia da Covid. L'indice dei costi input è sceso a 46,4 da 50,9.
Questo dato sarà probabilmente accolto con favore dai componenti della Banca centrale europea, che la scorsa settimana ha aumentato i tassi di interesse, nel tentativo di continuare a combattere l'inflazione nonostante le recenti turbolenze nel settore bancario.
(Tradotto da Chiara Scarciglia, editing Sabina Suzzi)