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Assistenza sanitaria ai parlamentari, quanto ci costa

Assistenza sanitaria ai parlamentari, quanto ci costa

I parlamentari italiani guadagnano troppo. Almeno rispetto alla media europea. E come se non bastasse l’indennità, unita alla diaria e al rimborso spese, gli onorevoli e i senatori della Repubblica possono anche contare, tra i tanti privilegi, sull’assistenza sanitaria integrativa. Una sorta di mutua “privata”, che come definizione poi è un paradosso, considerato che i soldi per il fondo vengono detratti da una parte dello stipendio lordo dei parlamentari, è bene non dimenticarlo, ossia dai soldi dei contribuenti.

Nei giorni scorsi si è tornato a parlare dell’assistenza sanitaria integrativa perché l’Ufficio di presidenza della Camera ha concesso la possibilità di estenderla anche ai conviventi dello stesso sesso. Sì perché il rimborso per le prestazioni sanitarie dei parlamentari è esteso anche ai conviventi more uxorio – questa modifica è stata introdotta dall’allora presidente di Montecitorio, Pier Ferdinando Casini – e ai familiari. Ma anche ex parlamentari, ai beneficiari di quota del vitalizio, nonché ai giudici e presidenti emeriti della Consulta. In totale ci sono 5mila e 600 iscritti circa che possono tranquillamente godere di rimborsi per prestazioni sanitarie più o meno necessarie. La domanda sorge spontanea: in tempi di austerity e di grave crisi economica, quanto costa questa “cassa mutua privata” alle tasche degli italiani?

All’incirca 12 milioni di euro all’anno. Approssimati per eccesso. Un’enormità, considerato anche che con i 12mila euro mensili che si intasca un parlamentare, la necessità di chiedere rimborsi per un massaggio termale suona più come uno schiaffo alla miseria. I dati sono stati diffusi, già un paio di anni fa, dai radicali che con la loro campagna Parlamento Wikileaks avevano svelato i segreti di Montecitorio e dintorni. Ebbene, nel 2010 il fondo di assistenza sanitaria integrativa ha rimborsato spese per 10,1 milioni di euro. Un dato in lieve calo rispetto agli oltre 11 milioni del 2009 e ai circa 12 milioni dell’anno prima. Le maggiori voci di spesa sono rappresentate da ricoveri e interventi (3,17 milioni di euro, 31,3 per cento del totale) e odontoiatria (3,09 milioni, 30,5 per cento), mentre un altro 10 per cento circa è costituito dai 973mila euro di rimborsi per fisioterapia. Ben 3mila e 636 euro se ne vanno per l’omeopatia, oltre 745mila euro tra analisi e accertamenti. Il dato curioso è che negli scorsi anni 153mila e 139 euro sono stati spesi per il rimborso del ticket, ossia deputati, ex deputati e familiari hanno deciso di rivolgersi al servizio sanitario nazionale, pagando, per poi richiedere il rimborso della spesa alla Camera.

Per avere diritto all’assicurazione sanitaria integrativa occorre iscriversi al Fondo di solidarietà – esiste sia per i senatori sia per i deputati – che eroga un rimborso, sino alla cifra stabilita dal regolamento. Fino all’anno scorso il tetto massimo di spesa era di mille e 860 euro all’anno. Superata questa soglia, onorevoli e senatori dovrebbero mettere mano al loro portafoglio. La quota di adesione al Fondo è di circa 550 euro al mese, che vengono trattenuti dallo stipendio lordo del senatore di turno. A conti fatti, mica male. Anche perché, sempre curiosando tra i dati resi pubblici dai radicali, ci si accorge che ben 7,3 milioni di euro degli oltre 10 di rimborsi vanno agli ex deputati. Come se non avessero già diritto ad incassare una pensione dopo aver passato 5 anni seduti sugli scanni del Parlamento. Le voci di spesa sono varie: gli occhiali valgono 488mila euro, le protesi ortopediche 37mila e 412 euro, quelle oculistiche valgono 186mila e 400 euro, solo 7mila e 653 euro per l’assistenza infermieristica. E fino a qui, si potrebbe anche pensare a cure mediche necessarie alla salute. Ma anche al benessere. Oltre 200mila euro sono stati rimborsati per le cure termali e quasi 260mila per la psicoterapia.

Insomma gli aventi diritto all’assistenza sanitaria integrativa sono un piccolo esercito. Puntualmente pagato con i soldi dei contribuenti. I quali, però, non possono certo accedere a questi privilegi perché il fondo è riservato esclusivamente ai parlamentari. Che con il generoso stipendio mensile, non si capisce proprio perché debbano farsi rimborsare la visita medica o il massaggio della moglie con i nostri soldi.