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Quanto ci costano i centesimi di euro

La Commissione Ue valuta se ritirare le monete da 1 e 2 centesimi: costano più di quello che valgono

Centesimi (Fotolia)

Nell’eurozona della crisi, niente è per sempre e anche le certezze sulle monete “fisiche” vengono meno. Le monete da uno o due centesimi di euro infatti rischiano di essere ritirate dalla circolazione. Lo ha spiegato il commissario agli affari monetari Olli Rehn, e lo dichiara anche una comunicazione della Commissione  in risposta a una richiesta del Consiglio e del Parlamento, riconoscendo il costo gravoso e ipotizzando il ritiro. Ma costo per chi? Per i paesi in quanto a differenza delle banconote stampate dall’eurosistema, le monete sono coniate dai governi nazionali.

E dopo aver consultato zecche, banche centrali, tesori dei singoli paesi, e associazioni dei consumi, alla Commissione Ue hanno capito che le monetine portano più svantaggi che vantaggi ma soprattutto sono una colossale perdita di denaro. Perché? Il costo per coniarle è superiore al valore delle monetine stesse. In undici anno di euro, la perdita cumulata degli stati membri quindi è stata di 1,4 miliardi di euro. All’Italia, sarebbe costato 188 milioni di euro in dieci anni: dall’introduzione dell’euro infatti  la Zecca avrebbe fuso oltre 2,8 miliardi di monete da un centesimo; 2,3 miliardi per i due centesimi, 2 miliardi di pezzi per i 5 centesimi.

Ma quanto costano? Per fabbricare un centesimo ce ne vogliono 4,5; per fabbricare i due centesimi ce ne vogliono 5,2 , per i 5 centesimi 5,7 Almeno così in Francia, dove i costi sono stati resi pubblici a partire dal 2005. Anche in Italia servono il metallo, i macchinari, i costi diretti e indiretti, per creare questa base di acciaio al carbonio, ricoperta di rame.

Quindi, se in Italia sono stati prodotti 7,1 miliardi di monete per un costo complessivo di 362 milioni, il valore reale era di 174 milioni. Fare la differenza è facile. Insomma, nella Ue è arrivato il tempo di riflettere, e capire se conservare lo status quo; emettere le monete a costo ridotto; ritirarle o farle scomparire gradualmente.

Ma a volte anche i centesimi danno delle belle soddisfazioni: lo dimostra il caso della monetina da un centesimo definita dalla Bolaffi  «il Gronchi rosa dell’euro», ovvero un conio con valore facciale da 1 centesimo ma con il diametro e l’immagine al rovescio della moneta da 2 centesimi.

Monete sbagliate ovvio, e ritirate dalla circolazione, ma qualche esemplare è sfuggito, creando una vicenda ultradecennale. Nel 2002 la Bolaffi di Torino era entrata in possesso di sei esemplari del centesimo sbagliato, ma dopo il boom mediatico che aveva acceso l’interesse dei collezionisti, le monete, provenienti da kit distribuiti da banche e uffici postali, erano state sequestrate dalla Finanza.

Da qui un contenzioso con il Museo della Zecca dell’Istituto poligrafico della Zecca di Stato, che è finito con la sentenza del Tribunale di Roma (1278/13) undici anni dopo: ha vinto la Bolaffi che ne detiene il legittimo possesso, oltre alla possibilità di commercializzare per fini collezionistici. Il primo esemplare dovrebbe andare all’asta il prossimo 23 maggio. Valore di partenza:  2.500 euro. Avviso ai lettori: ancora a gennaio, gli esperti stimavano che in circolazione ce ne fossero almeno un centinaio sfuggite alla distruzione.