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Spending review, come stanno andando le segnalazioni al governo

Grande risposta dei cittadini all’iniziativa lanciata dall'esecutivo. Ma non mancano le critiche

Quarantamila messaggi in appena 24 ore: gli italiani hanno risposto scatenati alla richiesta del governo di segnalare i casi di spreco di soldi pubblici. Lanciata mercoledì 2 maggio, l’iniziativa “Esprimi la tua opinione” è stata presa alla lettera da tantissimi cittadini: la sera del 3 maggio il server del sito www.governo.it aveva raccolto 40mila suggerimenti, 19mila provenienti dal modulo compilabile online e 21mila inviati via mail. 

Lo staff dell’Ufficio “Rapporti con i cittadini” è già al lavoro per leggere e dividere per argomento tutti i messaggi arrivati. Dalle prime indiscrezioni, però, pare che molti non siano vere segnalazioni ma sfoghi contro l’eccessiva retribuzione dei parlamentari. Sfoghi inutili, perché gli stipendi di deputati e senatori sono fuori dalla quota di spesa pubblica sottoposta alla “spending review”, la revisione taglia-sprechi a cui sta lavorando il commissario Enrico Bondi.

Anche se l’iniziativa “Esprimi la tua opinione” non servirà a ridurre le entrate dei parlamentari, è piaciuta a molti cittadini. Se non altro ha dato loro il modo di farsi sentire. Ma non sono mancate le polemiche: l’ex ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo (Pdl), per esempio, l’ha stroncata. Ai microfoni del programma di Radio2 “Un giorno da pecora” l’ha definita “una burla”: “Dovrebbe dare fastidio innanzitutto a molti componenti di questo governo che avevano già avviato un lavoro sul controllo della spesa pubblica”, ha detto l’ex ministro durante la trasmissione.  

Un’altra bocciatura secca è venuta dal Codacons, il coordinamento delle associazioni per la difesa dei consumatori: “E' un’iniziativa ridicola, paradossale”, ha spiegato il presidente Carlo Rienzi. “Se davvero il premier Monti volesse ridurre le spese nel settore pubblico gli basterebbe mettere un impiegato a vedere le puntate degli ultimi 5 anni di ‘Striscia la notizia’ e delle ‘Iene’, trasmissioni che ripetutamente si sono occupate di soldi pubblici buttati al vento, e leggere gli articoli di Gian Antonio Stella, che sull’argomento ha addirittura scritto un libro di gran successo. Così facendo Monti potrebbe trovare spunti utilissimi e far risparmiare ai cittadini miliardi di euro, il tutto a costo zero e senza ricorrere a consulenti e tecnici”.

La quota di spesa pubblica su cui potrebbe intervenire la “review” è pari a 295 miliardi di euro, circa un quinto del Pil italiano. Questa somma riguarda in larghissima parte i servizi pubblici, dalla scuola alle carceri, dalla sanità alla difesa, dall’università alla polizia. Non sono invece inclusi pensioni, stipendi e assistenza, settori che il ministro per i Rapporti con il Parlamento Piero Giarda ha definito “difficilmente attaccabili”. Il piano di “spending review” punta a risparmiare 4,2 miliardi, tagliando convegni e spese di rappresentanza, ridimensionando le strutture dirigenziali esistenti, riducendo – anche accorpandoli - gli enti strumentali e vigilati e le società pubbliche. Rai in primis.

Ma il vero punto è ridurre i costi di produzione dei servizi pubblici, lievitati rispetto a quelli dei servizi privati: alla pubblica amministrazione italiana serve un vero e proprio piano di ristrutturazione industriale che ruoti intorno all’innovazione dei processi produttivi. E, secondo il ministro Giarda, serve anche un maggiore coinvolgimento dei privati, che per contribuire alla riduzione della spesa pubblica dovranno farsi carico di alcuni servizi oggi erogati dallo Stato.