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Zona franca Sardegna, in arrivo una regione Iva esente?

Oltre 280 i Comuni sardi che sono finora a favore dell’istituzione voluta dalla Regione per abbattere i prezzi

Sardegna (Fotolia)

Diventare una zona franca per abbattere l’Iva e le accise sulla benzina e dare nuovo impulso all’economia evitando che sempre più aziende, soprattutto di piccole dimensioni, siano costrette a chiudere. E' quanto il consiglio regionale della Sardegna ha deciso di fare approvando il 7 febbraio scorso una delibera per istituire un regime fiscale favorevole detto appunto di zona franca per tutto il perimetro dell’isola. La Sardegna andrebbe a fare dunque “compagnia” a Campione d’Italia, Livigno (che sono zone franche in Italia) e alle ben più famose Canarie. 

Una decisione che è stata maturata per dare una virata contro la crisi economica e che, se la Conferenza Stato-Regioni ma soprattutto la Ue (in quanto Regione autonoma a statuto speciale, lo Stato Italiano non può rigettare né modificare la richiesta che viene dunque inoltrata all’Unione europea) daranno la loro approvazione, dovrebbe diventare effettiva a partire dal 24 giugno. Questo è il termine “perentorio” che è stato richiesto dalla Regione Sardegna alla Ue per avere un parere in merito e sono già 280 Comuni che in consiglio hanno dato il loro placet alla richiesta e tanti altri lo faranno in questi giorni (come si può leggere sul blog nato in proposito dal titolo Zona Franca Sardegna).

Cosa comporterebbe la zona franca nello specifico? Vantaggi di vario tipo di cui beneficerebbero tutti i Comuni sardi, tra cui l’abbattimento dell’Iva per alcuni prodotti e il conseguente abbassamento dei prezzi che attrarrebbero nella zona maggiori investimenti oltre a regalare una boccata d’aria alle tante aziende con il bilancio in rosso. Inoltre, tariffe più basse anche per servizi e beni primari. Insomma, una decisone del genere darebbe, stando a quanto dichiarato dal presidente della Regione Ugo Cappellacci, nuova linfa all’economia. E' infatti su questo che punta la Regione per avere l’approvazione della Ue.

La Sardegna, così facendo, si appella infatti sia al trattato di Lisbona che al Decreto Legislativo del 1998 che consente, appunto dietro valide motivazioni, a tutti i territori che lo richiedono di eliminare i divari che ci sono all’interno delle varie regioni che fanno parte della Ue. La Sardegna come zona franca, nonostante gli iniziali pareri sfavorevoli è un aspetto su cui la Regione e il suo presidente Capellacci puntano molto. Come si legge infatti nella delibera: “Ci apprestiamo a condurre una battaglia difficile, certi di avere il sostegno dell’Ue. Significa estendere ai benefici doganali anche quelli fiscali e del consumo” e, si legge ancora nella delibera, “consente di compensare lo svantaggio relativo alla natura insulare e ultraperiferica della Sardegna, di limitare il fenomeno dello spopolamento e di mantenere la pace sociale”.

Ma quanto è fattibile la proposta? Probabilmente poco. Non mancano infatti i detrattori che hanno pensato si trattasse soltanto di una mossa propagandistica da spendere durante la campagna elettorale. Difficilmente la Ue darà il suo ok perché l'intera regione sarda è un'area troppo vasta per poterla trasformare in zona franca senza operare dumping fiscale e alterare il mercato europeo. In passato, la proposta era stata già presentata e tanto il governo Berlusconi quanto il governo Monti l'avevano bocciata ritenendola impraticabile. L'ìdea della zona franca può essere applicata più che altro su aree delimitate: non a caso c'è chi pensa di limitarla ad alcuni porti.