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Come cambia la mappa del potere in Italia

Le rivoluzioni ai vertici di Rcs e Generali; le discussioni a mezzo stampa nella galassia intorno a Mediobanca; gli attacchi alla ex intoccabile famiglia Agnelli. Gli ultimi mesi sono stati scoppiettanti, come mai prima d'ora, nei centri di potere economico e finanziario. Cosa sta succedendo e come potranno cambiare gli equilibri in vista delle elezioni?

Trema il salotto buono

Ieri Mediobanca ha comunicato i dati del bilancio 2011/2012 concluso il 30 giugno scorso. L'utile netto è crollato del 78% a quota 81 milioni, nonostante la sforbiciata ai costi (4%): a pesare non è stata la tradizionale attività bancaria, che anzi ha tenuto botta alla crisi, ma il minore contributo rispetto al passato da partecipazioni. Piazzetta Cuccia ha in portafoglio quote rilevanti di Generali (13,24% del capitale), Rcs (14,36%) e Telco (11,62%), la holding che controlla Telecom Italia: tre campioni nazionali — rispettivamente nelle assicurazioni, nei media e nella telefonia - alle prese con una fase difficile tra recessione e rischio Italia percepito sui mercati.

Si rischia l'effetto domino

Proprio il peggioramento dei conti sta creando tensioni tra i grandi soci e già sono cambiati due amministratori delegati: in Rcs, con l'arrivo di Pietro Scott Jovane al posto di Raffaele Perricone e in Generali, con Mario Greco a Sostituire Giovanni Perissinotto. Tuttavia, la rivoluzione non sembra essersi esaurita, considerato l'intreccio azionario che caratterizza questi centri di potere: Generali è a sua volta azionista di Mediobanca (2%) e ha una partecipazione importante anche in Rcs (3,7%) e in Telco (30,58%); inoltre Mediobanca è la principale creditrice di Unipol Fonsai, sua azionista con il 2%. Quanto basta per prospettare un effetto domino nei prossimi mesi.

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Mediobanca verso un calo delle partecipazioni

Negli ultimi tempi hanno assunto sempre maggiore forza le voci secondo cui Mediobanca sarebbe intenzionata a ridurre le quote detenute nelle tre partecipate principali a vantaggio di una maggiore diversificazione. Il primo passo di questa operazione dovrebbe comportare la discesa in Generali intorno al 3,2%. Novità sono attese a breve anche sul fronte Rcs: le perdite recenti dovrebbero essere ripianate attraverso un aumento di capitale, al quale Piazzetta Cuccia potrebbe non partecipare, diluendo così la sua quota.

Gli outsider

Chi comprerà? Esclusa la possibilità che a crescere siano investitori stranieri — già presenti in forze nel salotto buono italiano, tanto da sconsigliare un loro rafforzamento -, non sono molti gli imprenditori italiani ricchi di liquidità: una condizione essenziale per evitare di sopportare gli alti costi necessari oggi per finanziarsi dalle banche (con le maggiori già per altro inserite nel salotto buono). Due nomi su tutti: Diego Della Valle e Leonardo Del Vecchio, entrambi industriali, ma con un profilo (esuberante il primo, schivo il secondo) e obiettivi differenti. L'imprenditore marchigiano delle Tod's mira a crescere nell'azionariato di Rcs. Lo ha già fatto in parte nelle scorse settimane, portandosi dal 5,4999% all'8,695%, ma vorrebbe contare di più. Oggi il controllo della società è saldamente nelle mani del patto di sindacato guidato da Mediobanca e Fiat e questo potrebbe spiegare le recenti accuse di Della Valle a Marchionne e John Elkann (rispettivamente ad e presidente del Lingotto), definiti "furbetti cosmopoliti" e accusati di non essere buoni imprenditori. Del Vecchio è uno che appare pochissimo sui media, per cui la sua intervista della scorsa primavera al Corriere della Sera ha fatto rumore: l'imprenditore degli occhiali sostanzialmente bollava di incapacità l'amministratore delegato di Generali (società di cui detiene il 3%) Giovanni Perissinotto, auspicando un cambio di rotta ed entrando in rotta di collisione con l'altro azionista Mediobanca. Cosa che si è verificata in estate con l'arrivo della nuova guida Mario Greco.

Dove possono arrivare i due outsider?

Il dilemma trova risposte discorde tra gli operatori finanziari. In un mercato storicamente bancocentrico come il nostro, nonché basato sulle relazioni (il fondatore di Mediobanca Enrico Cuccia diceva che "le azioni non si contano, si pesano"), ci sarebbero pochi spazi per i due imprenditori. Ma la situazione potrebbe cambiare in caso di proseguimento della fase recessiva (il Governo ha appena rivisto le stime sul Pil per l'anno in corso e il prossimo, rispettivamente -2,4% e -0,2%) e necessità di rafforzare il capitale delle società del salotto buono: in una situazione di emergenza, le vecchie regole potrebbero perdere vigore, aprendo nuovi spazi per chi ha soldi da mettere sul tavolo.