Annuncio pubblicitario
Italia markets open in 2 hours 13 minutes
  • Dow Jones

    38.085,80
    -375,12 (-0,98%)
     
  • Nasdaq

    15.611,76
    -100,99 (-0,64%)
     
  • Nikkei 225

    37.991,37
    +362,89 (+0,96%)
     
  • EUR/USD

    1,0726
    -0,0007 (-0,06%)
     
  • Bitcoin EUR

    59.930,81
    -25,14 (-0,04%)
     
  • CMC Crypto 200

    1.389,14
    +6,57 (+0,48%)
     
  • HANG SENG

    17.626,75
    +342,21 (+1,98%)
     
  • S&P 500

    5.048,42
    -23,21 (-0,46%)
     

Bond day: solo $ (ma del Pacifico) le valute su cui puntare

Per l’obbligazionista un’analisi puntuale delle valute è fondamentale, poiché spesso i divari di sotto e sovravalutazione sono tali da comportare forti performance con il segno più o meno, ben maggiori rispetto a quelle derivanti dai movimenti delle quotazioni. Un compito in realtà faticoso, poiché i fattori in gioco risultano molteplici.

Un 2016 con netti chiari e scuri

L’anno appena chiusosi ha registrato trend molto decisi, con due valute nettamente vincenti e due sicuramente perdenti: nel primo caso si tratta di real brasiliano e rand sudafricano, le cui prestazioni - rispetto al dollaro Usa – sono state rispettivamente di quasi un +40 e un +25%. Per le seconde il verdetto è stato altrettanto preciso, con sterlina e peso messicano in netta retromarcia. Il fatto da sottolineare è come in tre dei quattro casi sia stata la politica a determinare spostamenti rilevanti, con il solo rand esente in buona parte da pressioni di questo tipo.

Il più solido è e resta il dollaro NZD

ANNUNCIO PUBBLICITARIO

Le previsioni per i prossimi mesi tendono a privilegiare da una parte le valute finora penalizzate dal crollo del petrolio (con il rublo in prima linea) ma soprattutto quelle riferite a Paesi con solidi sottostanti. Ecco così che – nella classifica delle monete più gettonate dagli analisti – si colloca al primo posto il dollaro neozelandese, che già nel 2016 si è rafforzato su dollaro ed euro. La fiducia viene riposta nell’affidabilità del Paese, visto quasi come una cassaforte rispetto al contesto sempre più debole delle economie occidentali. Il tasso d’interesse attuale all’1,75% non esclude un possibile rialzo nel medio termine, mentre il Pil su base annua si attesta in crescita del 3,5%, valore di tutto rispetto.

Dietro c’è l’Asia, quella minore

Se il primo posto lo conquista l’area australe del Pacifico, alle spalle si collocano quasi solo Paesi asiatici, le ex tigri, che tali in parte sono rimaste. E’ il caso del dollaro di Singapore, un’altra sicurezza premiata dall’arrivo di forti flussi di capitali alla ricerca di protezione, da un Pil al +9,1% come dato riferito a dicembre e infine da un’ottima bilancia commerciale. La valuta si è stabilizzata contro l’euro negli ultimi mesi, assestandosi sul “cross” di 1,50, ma un possibile ulteriore rafforzamento è probabile. Al terzo posto si situa il dollaro di Hong Kong, che ha già corso tantissimo sull’euro, con un ritorno verso quota 8, contro i 10,7 dell’aprile 2014. Attenzione però alle complesse correlazioni con dollaro Usa e yuan cinese: se entrambe le due valute si indebolissero, per svalutazioni pilotate, anche il $ del Dragone ne risentirebbe negativamente.

E infine ringitt, won e una corona nordica

Piacciono anche il ringitt malesiano, complice una politica monetaria ben guidata della locale Banca centrale, e il won coreano, grazie all’andamento sempre favorevole dell’economia e in particolare della bilancia dei pagamenti, sebbene nel primo caso ormai da mesi si registri una certa debolezza della divisa e nel secondo si avvertano le incertezze di un tasso di crescita dell’economia piuttosto debole. E l’Europa? L’unica moneta del nostro Continente ad avere prospettive di ripresa contro l’euro è la corona norvegese, complice il rafforzamento del petrolio. Infine il punto interrogativo chiamato sterlina: gli analisti sono divisi, visto che alcuni temono un suo definitivo crollo e altri invece un progressivo consolidamento. Grande incertezza anche per le emergenti, sulle quali – escluso il rublo – si potrebbe far sentire il peso della politica “autarchica” di Trump.

Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online