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Le Borse attendono da Draghi altro spumante

Oggi i mercati sono aperti, ma in Italia è festa. Persino Renzi si prende una pausa in famiglia, dopo quasi 3 anni a girare come una trottola. Pare abbia in programma un torneo di PlayStation con i figli, che finalmente riscopriranno di avere un padre, proprio quando gli italiani smettono di avere un Premier (BSE: 500540.BO - notizie) . Mattarella invece passerà la giornata e le prossime a studiare il rebus della crisi di governo ed inizierà il rituale delle consultazioni.

Questa crisi nasce già col paradosso che per dimettersi in fretta Renzi ha posto ed ottenuto la fiducia sulla legge di stabilità. Perciò il Parlamento conferma la fiducia nel Governo, il quale in tutta risposta si dimette. Mattarella interpreta a modo suo la Costituzione e le accetta, anche se formalmente Renzi ha appena avuto la fiducia del Senato. Sono proprio queste strane alchimie che rendono difficile spiegare all’estero come funziona l’Italia.

Infatti l’Agenzia di Rating Moody’s proprio ieri ha abbassato il suo outlook sull’Italia, da stabile a negativo, motivandolo col fatto che la crisi di governo frena le riforme.

Invece i mercati se ne fregano ed anche ieri hanno continuato il brindisi iniziato dopo la prima ora di lunedì, quando è partito il rally che anche ieri è proseguito, trainato ancora una volta dai bancari.

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Il Ftse-Mib ha superato anche i 18.000 punti, area dei massimi raggiunti prima della Brexit e mai più avvicinati prima di ieri. Il superamento di questa resistenza aprirebbe la strada verso l’area 19.000-19.200, il massimo del rimbalzo attuato in primavera dopo il crollo invernale.

Ad impedirlo, più che le incertezze della crisi di governo, che i mercati sembrano apprezzare, dopo che hanno imparato ad apprezzare persino Donald Trump, potrebbe essere qualche vertigine che potrebbero cominciare ad accusare gli investitori.

Infatti il nostro indice principale nelle ultime 7 sedute ha collezionato solo candele bianche ed è quello che è salito di più al mondo, dato che dal 29 novembre a ieri ha realizzato un +11,8%, che fa impallidire tutto gli altri indici azionari. Ieri ha realizzato addirittura un gap rialzista dopo essere salito oltre il 4% il giorno precedente.

Si cominciano a vedere eccessi rialzisti di breve termine piuttosto significativi, con l’indicatore RSI e l’Oscillatore Stocastico entrambi in forte ipercomprato. Una pausa e magari un pullback verso la vecchia resistenza di 17.400, per verificare se si è trasformata in supporto, potrebbe essere necessario. Del resto le banche italiane sono reduci da due giornate campali, con rialzi medi a doppia cifra. L’indice del settore bancario italiano nelle ultime due giornate è salito del 13,8%, ed ha violato anch’esso l’importante resistenza di quota di 18.900, che ha fermato i recuperi per tutta l’estate.

Una corsa del genere farebbe venire il fiatone a chiunque. Ma non è detto che si interrompa subito, dato che anche il contesto globale dei mercati azionari è molto positivo. Ieri il tabellone dei principali indici mondiali, nella colonna delle variazioni giornaliere mostrava uniformemente segni positivi. Gli altri indici europei, galvanizzati anch’essi soprattutto dal settore bancario ed assicurativo, hanno superato resistenze importanti almeno quanto quelle violate dal Ftse-Mib. Il Dax tedesco ha superato quei 10.800 punti che per tutta l’estate lo hanno inchiodato in laterale. Lo stesso ha fatto Eurostoxx50 con la sua analoga quota di 3.100 punti.

Anche Wall Street ha compiuto un ulteriore balzo piuttosto notevole, salendo di oltre l’1% su tutti i suoi 3 principali indici (SP500, Dow Jones e Nasdaq100), con i primi due che hanno segnato l’ennesimo massimo storico.

Per fermare l’entusiasmo sarebbe necessario che oggi Draghi e la BCE (Toronto: BCE-PRA.TO - notizie) frustrassero le aspettative dei mercati che si aspettano dalla riunione odierna della BCE altra benzina sul fuoco della speculazione. Si parla infatti da tempo dell’annuncio che dovrebbe essere fatto oggi di una proroga di qualche mese, probabilmente fino al settembre prossimo, del piano di acquisto titoli da parte della BCE (QE) da 80 miliardi al mese, che avrebbe la sua scadenza già a marzo. Se Draghi rispetterà le attese e sarà generoso, si candiderà a vestire anche quest’anno i panni di Babbo Natale e fornirà nuove occasioni di estensione al rally in atto.

Se dovesse invece frustrare le attese, magari facendo trapelare divisioni più accentuate in seno alla BCE, con i falchi tedeschi in procinto di prendere il sopravvento sulle colombe mediterranee, allora la correzione sarebbe d’obbligo.

Autore: Pierluigi Gerbino Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online