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Camere votano oggi richiesta a Ue su rinvio pareggio bilancio

Il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan. REUTERS/Remo Casilli (Reuters)

ROMA (Reuters) - Senato e Camera voteranno oggi il rinvio al 2015 del sostanziale pareggio di bilancio, attivando per la prima volta la procedura di deroga prevista dal nuovo articolo 81 della Costituzione. "Il Governo ritiene che le condizioni macroeconomiche e finanziarie richiedano di riconsiderare il profilo dell'avvicinamento all'obbiettivo di medio termine" (Mto), ha detto in Senato il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, illustrando le ragioni che rendono necessario rallentare il risanamento del bilancio. Il governo ha formalizzato il rinvio inviando a Bruxelles una lettera, i cui contenuti sono stati diffusi ieri, così come la risposta della Commissione europea, che suona come una semplice presa d'atto. Finora l'esecutivo comunitario ha evitato di forzare i toni, limitandosi a dire che l'Italia deve azzerare il disavanzo strutturale, senza specificare quando.. Agitato, invece, il dibattito politico in Italia. Le opposizioni, Forza italia in particolare, hanno criticato il governo perché non ha informato tempestivamente il Parlamento dello scambio di missive con l'Europa. L'Italia si era impegnata con la Commissione europea a raggiungere e mantenere dal 2014 un disavanzo entro lo 0,5% del Pil, al netto del ciclo economico e delle una tantum. Rispettare gli impegni avrebbe richiesto una manovra correttiva di mezzo punto percentuale. Il Documento di economia e finanza (Def) indica il saldo strutturale a -0,6% del Pil nel 2014 e a -0,1 nel 2015. Il pareggio pieno è rinviato di un anno al 2016. Nell'ammettere deviazioni temporanee dall'Mto in presenza di "eventi eccezionali" come periodi di "grave recessione economica", l'articolo 81 obbliga il governo ad ottenere l'appoggio delle Camere con un voto a "maggioranza assoluta". A fronte del rinvio, Padoan si è impegnato con l'Europa a definire "una manovra di consolidamento fiscale interamente finanziata da riduzioni di spesa pari a 0,3 punti percentuali di Pil sul saldo primario", spiega il Def. Il deficit nominale dovrà ridursi di 0,2 punti nel 2015 e di 0,6 punti dal 2016. Il quadro tendenziale recepisce gli effetti della manovra che l'ex capoeconomista dell'Ocse eredita da Fabrizio Saccomanni, pari a 10 miliardi nel triennio 2015-2017. Anche questo intervento dovrà essere garantito attraverso la revisione mirata della spesa. Il Def prevede, complementare al piano di rientro, anche un programma di privatizzazioni per circa 0,7 punti di Pil nel corso del triennio 2014‑2017. In Senato Padoan ricorda che il governo intende liquidare ai fornitori delle pubbliche amministrazioni "ulteriori 13 miliardi" nel 2014, da aggiungere ai precedenti 47 già stanziati. Il rapporto debito/Pil salirà di conseguenza al 134,9% dal 132,6% del 2016. "Le misure correttive per i prossimi anni e il piano di dismissioni assicurano già dal prossimo anno il rapido rientro del maggior rapporto debito-Pil conseguente all'ulteriore pagamento dei debiti pregressi", spiega Padoan. "Il profilo programmatico del rapporto fra debito e Pil rispetta così la regola del percorso di convergenza del debito verso il parametro europeo del 60% già dal 2015", dice il ministro riferendosi al Fiscal compact. Sul sito www.reuters.com altre notizie Reuters in italiano. Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia