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Deloitte: attenti alle banche, 100 mld di NPL in arrivo nel 2017

Serviranno ancora molti anni prima che le banche europee, e in particolare quelle italiane, possano disfarsi in modo soddsfacente dei loro crediti deteriorati in eccesso. Ma il cantiere delle cessioni riceverà un forte impulso già nella seconda parte del 2017.

Lo prevede in un nuovo report diffuso nel fine settimana il colosso dei servizi di consulenza e revisione Deloitte, secondo cui le dismissioni di sofferenze bancarie raggiungeranno nella seconda parte dell'anno quota 100 miliardi di euro, superando quindi i record del 2015 e del 2016.

Un'accelerazione che arriverà secondo gli esperti dopo un inizio dell'anno piuttosto stentato, e riguarderà in primo luogo proprio gli istituti della Penisola.

Un inizio d'anno stentato

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Secondo i dati raccolti da Deloitte, e rilanciati oggi dal quotidiano finanziario francese Les Echos, nei primi sei mesi del 2017 sono stati ceduti complessivamente in Europa crediti dubbi pari a 42 miliardi di euro, in calo rispetto ai 45 miliardi dell'analogo periodo 2016.

Un ritardo nelle operazioni di smaltimento - ammontano a circa 921 miliardi di euro i Non Performing Loans che appesantiscono i bilanci degli istituti del Vecchio Continente - che secondo la società anglo-americana è da imputare ai cambiamenti delle normative europee in materia.

"Le banche", si legge nel rapporto, "hanno dovuto conformarsi alle nuove linee direttive della BCE (Toronto: BCE-PRA.TO - notizie) concernenti il trattamento dei prestiti non performanti e prepararsi all'entrata in vigore delle nuove norme contabili IFRS9."

Insomma, gli istituti erano "troppo indaffarati" a fornire al regolatore nuovi dettagli sui livelli dei loro incagli, ricalcolando sulla base del nuovo principio contabile le perdite attese sui crediti, "per poterli cedere".

Italia in prima linea nel secondo semestre

La messa a punto dei nuovi piani di cessioni è però a un punto di svolta e un cambio di passo si annuncia già per il secondo semestre. A spingere sarà proprio la pressione esercitata dalle nuove regole comunitarie. IFRS9 dovrebbe infatti "costringere le banche a registrare ulteriori accantonamenti per i crediti i cui tassi di rimborso si degradano". Il che potrebbe "ampliare le loro riserve di prestiti non strategici potenzialmente da vendere."

Un fenomeno che riguarderà in particolare l'Italia, dove Deloitte stima in 44 miliardi di euro la cifra complessiva di NPL destinati ad essere smaltiti.

"All'inizio dell'anno, ampi portafogli di crediti non performanti e di crediti immobiliari sono stati venduti da Intesa o Banca Popolare di Milano (Milano: PMI.MI - notizie) ", si legge nel rapporto, ma "altri attivi devono essere ceduti". Da quelli di Monte dei Paschi (Milano: BMPS.MI - notizie) a numerosi portafogli di crediti al consumo.

Un mercato "ampio e profondo", considerato che in pancia alla grandi banche italiane, secondo i calcoli degli esperti, si concentrano "i tassi di crediti dubbiosi più elevati tra i cinque maggiori paesi europei (15%)".

Non solo Italia

Quanto al resto d'Europa, si registrano già dei segnali di accelerazione anche in Paesi dove il tema è meno rilevante che in Italia. Come in Francia, dove si prevedono cessioni per 10 miliardi nel 2020.

E soprattuto in Spagna. Dopo l'acquisizione di Banco Popular, il Santander ha annunciato la sua intenzione di "cedere il 50 % dei suoi attivi non performanti nel corso dei prossimi 18 mesi", ma il progetto potrebbe concretizzarsi ancora prima: pochi giorni fa la banca spagnola ha comunicato di essere entrata in trattative esclusive con Blackstone (NYSE: BX - notizie) per cedere una partecipazione di maggioranza nel suo portafoglio di prestiti immobiliari non performanti.

Le previsioni dell'ABI

Nel (Londra: 0E4Q.L - notizie) frattempo, un quadro incoraggiante sul percorso di uscita dalla crisi delle sofferenze del sistema bancario italiano è stato tracciato dall'ultimo rapporto dell'Associazione delle banche italiane.

L'Abi stima che lo stock di sofferenze nette, che ammontavano a 76,5 miliardi di euro a maggio, dovrebbe calare di circa 30 miliardi di euro tra il 2017 ed il 2019: una riduzione del 35% rispetto al totale degli incagli monitorati alla fine del 2016, e grazie alla quale calerà anche il rapporto tra sofferenze nette e totale degli impieghi bancari (dal 4% al 2,7%).

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