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EUR/USD verso quota 1,08 con la perdita di momentum del dollaro

Rialzo dell’EUR contenuto… per ora

di Arnaud Masset

La moneta unica ha tratto una bella spinta dall’ultima riunione del FOMC e dai toni da colomba dei membri della Fed sul ritmo della normalizzazione dei tassi. Anche l’attenuarsi dell’incertezza politica che deriva dall’ascesa del populismo negli stati dell’UE ha aiutato l’EUR a riprendersi un po’. La partita non è ancora finita, dal momento che le elezioni francesi rimangono un grosso ostacolo per un maggior apprezzamento dell’EUR. Da ieri sera l’EUR/USD testa l’area di resistenza chiave intorno a 1,08-1,09 (massimi precedenti e media mobile a 200 giorni, attualmente posta a 1,0896). Non prevediamo una violazione netta di questi livelli prima delle elezioni in Francia; il mercato, però, sarà estremamente sensibile ai dati economici di prossima pubblicazione negli USA, perché potrebbero frenare il corso della stretta della Fed.

Man (Swiss: MAN.SW - notizie) mano che ci avviciniamo alle due tornate delle elezioni francesi, le classiche valute rifugio – ossia CHF e JPY – dovrebbero far registrare buone prestazioni, sulla scia dell’incertezza politica e dei dubbi sulla forza della ripresa economica negli USA.

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La ricerca di rendimenti domina il forex

di Peter Rosenstreich

L’USD continua a cedere terreno, con i rendimenti USA in calo dai massimi sull’onda del Fed accomodante. Le divise dei mercati emergenti hanno guadagnato significativamente contro l’USD (oggi assistiamo a una pausa marginale), mentre le valute G10 non hanno una direzione chiara. L’opinione diffusa è che i mercati si trovino di nuovo in una fase dei cosiddetti “Riccioli d’oro”, in cui predominano la politica monetaria accomodante e i rischi politici derivanti dal rallentamento negli USA e in Europa. Con la Fed che ha mantenuto invariate le previsioni sui tassi (i cosiddetti dots) e il risultato deludente del partito PVV alle elezioni olandesi, si sono attenuate le paure di breve termine degli investitori. Sul forex è diminuita la volatilità, dando agli investitori nuovi motivi per rincorrere i rendimenti.

Ci preoccupa che il mercato stia sottovalutando la probabilità di un rialzo della Fed, a continuazione del ciclo, a giugno. Sul forex, le operazioni di carry trade e sul momentum offrono rendimenti significativi in rapporto al rischio. L’acquisto di EUR/USD piace di più perché il corso superficiale della politica monetaria della Fed sembra scontrarsi con il previsto restringimento della BCE (Toronto: BCE-PRA.TO - notizie) a settembre. Come abbiamo detto più volte nelle nostre previsioni, è improbabile che il dollaro domini il 2017. Andare lunghi sull’EUR/JPY sarebbe la strategia da seguire per chi è convinto di questa convergenza fra la Fed e la BCE. Nel (Londra: 0E4Q.L - notizie) fine-settimana ci sarà la riunione fra i ministri delle finanze e i banchieri centrali del G20. In termini generali, il G20 ha avuto tempo per trovare un consenso o fornire soluzioni concrete da annunciare nei suoi comunicati. Viste le preoccupazioni per l’ascesa del populismo e del protezionismo, gli annunci in arrivo dal vertice saranno sicuramente rilanciati dalle agenzie. È improbabile, però, che eventuali commenti clamorosi abbiano un impatto duraturo sul mercato. L’attenzione sarà puntata in particolare sul Segretario del Tesoro USA Mnuchin e sui suoi commenti circa la politica USA e il commercio globale. Mnuchin è apparentemente tranquillo rispetto a un USD più forte, ma, se la Fed innescasse rotazioni globali sull’USD, sospettiamo che l’amministrazione interverrà. Quando il clamore intorno al G20 lunedì si spegnerà, dovremmo arrivare la “luce verde” per prese di rischio diffuse. Oggi nel calendario USA abbiamo la produzione industriale e l’indice sul sentiment del Michigan; entrambi dovrebbero mostrare un ulteriore miglioramento.

Nel Regno Unito la disoccupazione scende ai minimi da 42 anni

di Yann Quelenn

Che contraddizione! Il previsto incubo economico innescato dalla Brexit non si è concretizzato. Il tasso di disoccupazione ha raggiunto i minimi da 42 anni, attestandosi appena al 4,7%. Sembra che, almeno per ora, l’economia britannica non stia peggio per effetto della decisione di uscire dall’Unione Europea. Ciò nonostante, vale la pena ricordare che mancano quasi del tutto le pressioni sulle retribuzioni. A nostro modo di vedere, anche l’assenza di occupazioni sicure (per esempio con il contratto a zero ore) sta facendo scendere il tasso di disoccupazione.

Nei giorni scorsi, la BoE (Shenzhen: 000725.SZ - notizie) ha deciso di mantenere invariati i tassi allo 0,25%. Evidentemente i timori legati alla Brexit stanno aiutando la banca centrale, infatti la sterlina rimane debole. Manteniamo la nostra impostazione rialzista sulla sterlina perché crediamo che, nel medio termine, le incertezze in Europa cresceranno, soprattutto per effetto delle elezioni francesi.

Analizzando nello specifico i dati, l’inflazione sta salendo e in futuro la BoE dovrebbe segnalare un ulteriore restringimento. Incombe l’attivazione dell’Articolo 50 e i negoziati dureranno probabilmente più del previsto, visto che gli accordi commerciali sono cruciali per la competitività futura del Regno Unito.

Autore: Swissquote Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online