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Fenomenologia italiana

Gli Italici. Questo termine non rappresenta una novità in quanto proviene dal percorso storico del passato che ha dato vita e formato l’essenza della nazione italiana che tutti conoscono oggi. Sostanzialmente con questo termine si identificavano migliaia di anni fa le popolazioni autoctone stanziali di quella penisola nel mezzo del Mar Mediterraneo le quali in seguito ad una lenta e travagliata evoluzione avrebbero dato vita nel corso dei secoli a quella che sarebbe diventata l’Italia odierna. Gli italici rappresentavano un ceppo indoeuropeo unitario accomunato dal medesimo idioma espressivo, distinto da quello germanico o da quello celtico. Non devono essere confusi con gli etruschi o con i veneti, in quanto rispetto a questi ultimi avevano insediato tutta la dorsale appenninica della penisola arrivando sino a quella che oggi chiamiamo Calabria. Proiettandosi in avanti sino ai giorni nostri al tempo della crisi economica e politica infinita che contraddistingue adesso l’Italia, gli italici rappresentano la parte preponderante della popolazione, quella più caratteristica e dinamica dell’intera nazione: sono loro mediante il loro operato di tutti giorni che continuano a permettere la distinzione del concetto di italianità in tutto il mondo, quella caratteristica che ci viene ammirata ed invanamente emulata. Sono anche quelli che in buona fede continuano a sperare e sognare una nuova fase di rinascita e propulsione economica.

Gli Italioti. Originariamente questo termine ha forse le origini storiche più antiche addirittura degli italici, visto che a coniarlo sono stati proprio i greci per indicare quella parte della loro popolazione che si era trasferita a vivere nella parte meridionale della penisola italiana chiamata un tempo Magna Grecia. Con il tempo questa denominazione almeno sul fronte storico è andata in disuso, mentre è riapparsa in questi ultimi dieci anni nelle cronache politiche della nazione italiana con lo scopo di identificare una parte minuta della popolazione italiana schierata con un ideologia politica ormai completamente fallimentare. Il folklore giornalistico dei nostri tempi ha riesumato questo vocabolo facendo osservare che in realtà rappresenta un elisione di due parole italiane ossia italiani idioti da cui italioti. Questa fetta della popolazione proprio come i loro antenati ellenici trasferitisi a vivere in quella che sarebbe diventata oggi l’Italia continua a distanza di millenni a filosofeggiare sul nulla, imponendo e impartendo lezioni di correttezza, buon senso e lungimiranza a tutto il resto della popolazione, come se questi fossero i soli detentori della verità e della realtà attuale. In rapporto allo odierno scenario di crisi economica che contraddistingue il nostro Paese, sono i soggetti che propongono politicamente scelte e strategie di ipotetica propulsione economica dichiaratamente fallite in tutto il mondo. Per mantenere il loro status quo impongono al resto della popolazione imposte e gabelle con il solo scopo di alimentare e proteggere il loro rango e debilitare tutti gli altri. Rappresentano il cancro di tutta la popolazione.

Gli italopitechi. Il genere umano, antropologicamente, sembra trovare evolutivamente parlando un primo punto di partenza in una famiglia di scimmie antropomorfe denominate australopitecine (il maschio è stato nominato austrolopiteco, la femmina di questa specie più famosa al mondo è Lucy). Il vocabolo ha origine dalla lingua latina ossia scimmia del sud in forza del suo ritrovamento e diffusione nei territori orientali dell’Africa subsahariana. Questa specie di nostri progenitori è riuscita ad imporsi su altre specie di primati ed ominidi bipedi in circolazione per svariati milioni di anni grazie alla sua capacità di competizione ed ingegno riconducibili alle risorse disponibili in loco, dopo di che in assenza di evoluzione cerebrale ha visto lentamente la sua scomparsa circa due milioni di anni fa, surclassata e gabbata da altre specie di scimmie più intelligenti. Gli italopitechi rappresentano quella parte della nostra popolazione che in passato ha saputo imporsi ed ottenere gratificazione economica e sociale proprio grazie alla sua capacità di essere duttile e pragmatico in un mondo in cui la competizione sostanzialmente si svolgeva in un raggio di poche centinaia di kilometri. Tuttavia quando circa vent’anni fa il modello di sviluppo economico mondiale si è modificato a seguito della globalizzazione, questi nostri connazionali non hanno né percepito il cambiamento e né hanno fatto qualcosa (a causa di limiti intellettuali) per provare a individuare una nuova dimensione di vita. Qui dentro troviamo molte casistiche di italianità: dal vecchio imprenditore artigiano di fine anni ottanta al risparmiatore privato abituato ai tassi di interesse a doppia cifra dei titoli di stato. Purtroppo questi nostri connazionali in termini evolutivi sono già estinti, lasceranno nel migliore dei casi patrimoni finanziari o immobiliari che lentamente verranno erosi e consumati soprattutto per l’operato ed influenza degli italioti.

Gli Italianici. Nel (Londra: 0E4Q.L - notizie) 1912 il transatlantico britannico conosciuto in tutto il mondo con il nome di Titanic naufragò tragicamente, sottraendo la vita a 1518 passeggeri dei 2223 presenti a bordo che parteciparono al primo viaggio inaugurale del piroscafo. Sulla vicenda sono stati girati tele documentari, film campioni di incasso e migliaia di scritti anche durante l’epoca di allora. Tra le tante note storiche di rilievo che riguardano questa tragedia del mare, ha fatto scuola l’orchestra presente a bordo che continuava a suonare mentre il transatlantico aveva iniziato la sua fase di lento inabissamento dopo l’impatto con il fatidico iceberg colpito lunga la sua rotta di navigazione. La maggior parte dell’equipaggio e dei passeggeri ha confidato di potersi salvare grazie alla presenza visibile di scialuppe di salvataggio ed al fatto soprattutto che in qualche modo qualcuno sarebbe intervenuto in loro soccorso (magari anche in tempo). Questo comportamento insensato è stato riscontrato tanto nelle persone di alto rango sociale quanto in quelle dai mezzi economici limitati. Gli italianici sono italiani che stanno viaggiando sul Titanic Italia e credono ingenuamente che quanto stia accadendo al Paese non li riguardi perchè in qualche modo arriveranno le scialuppe a salvarli dal fondo degli abissi. Queste persone il cui animo spesso è nobile e puro, purtroppo si vedranno strappare di mano la vita o meglio un certo stile di vita che pensavano fosse intoccabile o inaggredibile, proprio come i passeggeri del Titanic pensavano fosse inaffondabile.

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I troiani. Nella mitologia greca, la città di Troia deriva il suo nome dal suo epico sovrano chiamato Teucro, il quale guidò assieme alla sua popolazione ed alla sua discendenza la resistenza agli attacchi degli Achei (una coalizione di popoli ellenici che in quell’epoca governavano e dettavano legge su tutto e tutti, desiderosi di stroncare la bellezza e potenza di una civiltà rivale). Con la caduta e la conquista di Troia (in latino conosciuta come Ilium, a cui si ispira l’Iliade di Omero), quasi tutta la popolazione viene sottomessa, accettando la sconfitta ed il governo della loro terra natia da parte di nuovi conquistatori. Solo una piccola parte di loro, riuscì a non farsi sottomettere scappando e rifugiandosi in un altro territorio considerato allora ospitale: le coste italiane del Mar Tirreno e del Mar Adriatico, dal quale poi ebbero vita nuovi grandi insediamenti urbani di prestigio storico come Roma e Padova. I troiani di oggi invece sono i nostri connazionali che decidono di non perire qui innanzi all’assedio del loro Paese da parte di una coalizione di popolazioni straniere che hanno deciso di prendere possesso della nazione grazie soprattutto alla complicità e falsità di tanti italioti. Questi troiani d’oggi prendono e partono anche loro per altri lidi considerati più ospitali ed accoglienti, lasciandosi alle spalle l’oppressione fiscale e la deriva italiota. Dove si insediano e decidono di ripartire con un nuovo progetto di vita (professionale, imprenditoriale e familiare) solitamente nascono nuove comunità fiorenti ed ammirate dalle altre genti autoctone, il tutto amalgamato dal rimpianto e dalle gesta dell’italico splendore di un tempo.

Autore: Eugenio Benetazzo Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online