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I dati in US migliorano, ma il sentiment resta fragile

L’aspetto desolante della giornata di ieri è che la price action sui risk asset è rimasta negativa, in linea con le sedute che l’hanno preceduta, nonostante i dati macro US abbiano sorpreso in positivo (vedi ISM non manufacturing a 55.7 da prec 54.5 e vs attese per 54.8 e con new orders tornati a 60), e il dollaro abbia clamorosamente invertito la marcia.

Già, perchè la temporanea rottura del supporto di 2 giorni fa (vedi lampi di mercoledi) ha dato luogo ad un robusto reversal, ma l’azionario globale si è ben guardato da riguadagnare quanto lasciato sul campo nelle sedute precedenti, lasciando gli operatori a chiedersi il perchè.

Sono circolate indiscrezioni secondo cui l’ECB avrebbe intenzione di star ferma fino a settembre, ma ci vuole una bella fantasia per pensare che il Governing Council mediti nuove azioni, quando la parte più rilevante delle misure varate (nuove TLTRO e acquisti di corporate bonds) inizierà solo a giugno. Per il resto, i PMI europei sono usciti decenti, e l’oil ha tenuto, ma nulla di ciò ha avuto il potere di risollevare il sentiment.

Venendo ad oggi, la seduta asiatica stamattina è avvenuta a scartamento ridotto, a causa delle chiusure di Tokyo e Seul. Seduta volatile a Shanghai, mentre Hong Kong, ad alto contenuto di banche, continua a soffrire del dibattito sulla sostenibilità dell’espansione creditizia, alimentata dal recente aumento dei default di bonds (che è in parte stagionale). Sul fronte dati, il PMI Markit services cinese di aprile ha confermato l’assestamento di quello manifatturiero (51.8 da 52.2 di marzo), ma i dettagli dipingono un quadro leggermente migliore, con i sottoindici new orders, outstanding business ed employment tutti in miglioramento. Vediamo come si comportano i “hard data” la prossima settimana (trade, aggregati monetari, etc etc).

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In apertura, l’azionario europeo ha provato a giovarsi dell’ulteriore discesa dell’€, alimentata apparentemente dallo scattare degli stops di chi si era giocato la rottura di 1.15 i giorni scorsi, ma il sentiment, dopo i rovesci degli ultimi giorni, era estremamente fragile e i tentativi di rimbalzo sono abortiti in serie, lasciando gli indici a languire a lungo attorno alla parità. Le (Taiwan OTC: 8490.TWO - notizie) festività in nord Europa non hanno sicuramente aiutato, anche se i mercati erano aperti.

Nemmeno un petrolio a tratti in salita di oltre il 4% ha mutato il quadro incerto. A supportare l’oil vari sviluppi, tra cui:

  • Il Direttore della National Iranian Oil Co. ha dichiarato che il livello di produzione pre sanzioni non è lontano e presto il paese potrebbe aggiungersi al tavolo di negoziazione per un freeze.

  • I Sauditi hanno aumentato di 1$ il prezzo di vendita all’Asia

  • Gli incendi in Canada stanno impattando sulla produzione.

Detto questo, i mercati non hanno reagito ne al balzo, ne al successivo parziale ritracciamento, confermando che l’interesse per l’argomento oil è scemato.

Nel (Londra: 0E4Q.L - notizie) pomeriggio il $ si è ulteriormente rafforzato, quando Abe, da Londra, ha inasprito la retorica sulla forza dello Yen (ABE SAYS ABRUPT CURRENCY MOVES NOT DESIRABLE, ABE SAYS EXCHANGE RATES MUST BE STABILIZED) ottenendo il suo ritorno sopra 107. Su questo, la divisa unica è terminata a tratti sotto 1.14 (mercoledi in giornata era sopra 1.16), ma il marginale spunto ottenuto dall’azionario europeo ha funzionato più in relativo verso una Wall Street opaca che non in assoluto.

Cosi (NasdaqCM: COSI - notizie) gli indici hanno chiuso poco distante dalla parità (in realtà l’Eurostoxx è penalizzato da qualche stacco dividendi), e con il settore bancario nuovamente sotto schiaffo (-10% in 5 sedute), cosa che ha penalizzato Milano. Scarsi gli effetti del Convegno sulle sofferenze bancarie di Milano, con il grosso degli istituti in negativo ad eccezione di Montepaschi (Milano: BMPS.MI - notizie) , che riportava stasera.

Il clima negativo ha imposto ulteriori cali ai rendimenti e pressione sugli spread periferici, ma le aspettative di inflazione continuano a salire lentamente, un trend decisamente in contrasto con quanto osservato nelle fasi di risk aversion, in particolare nei confronti del settore bancario. Così, i tassi reali si trovano ai minimi di periodo, il che è, in un certo senso, easing per l’economia. Oltre a ciò, tassi reali sempre più negativi (il mio monitor personale indica -0.6%) dovrebbero, secondo una teoria in voga qualche tempo fa, prima che la disinflazione li facesse salire, indebolire l’€. Vedremo.

Sul fronte tecnico il grosso degli indici siede sui supporti (l’Eurostoxx lo ha bucato ma vi ha una parte lo stacco dividendi, il future è ancora sopra), incerto sulla direzione. Le prossime ore sono rilevanti sul fronte tecnico. E domani abbiamo i Payrolls US di aprile.

Autore: Giuseppe Sersale Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online