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Inflazione: la fine di un’illusione!

Oltre tre lunghi mesi ad ascoltare dotti, medici e sapienti parlare di reflazione e inflazione, l’eco di un’illusione nascosta dietro la trumpnomics, la fine del mercato toro obbligazionario, l’inizio di una nuova era, per non parlare dei soliti lamenti fobici in arrivo dalla Germania, aiuto sta esplodendo l’inflazione.

Poi all’improvviso scopri che in realtà…

…che la commissione europea prevede un calo dell’inflazione già nel 2018 man, mano che sparirà l’onda lunga del canto del cigno del petrolio, una dinamica quella dell’oro nero che fa estremamente fatica a raggiungere obiettivi minimi e che da tempo dimostra estrema debolezza.

In realtà già Draghi era stato chiaro lo scorso mese…

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Prima di tutto, ha ricordato Draghi, la Bce (Toronto: BCE-PRA.TO - notizie) si pone in «un orizzonte di medio termine». Non guarda insomma tanto a quel tasso di inflazione balzato in Germania all’1,7% annuo a dicembre e verosimilmente in crescita anche oltre la soglia critica del 2% nei mesi a venire, ma si riferisce con tutta probabilità a quanto i mercati si aspettano nel medio-lungo termine appunto: quel «5y5y» che rappresenta le attese degli investitori sul tasso di inflazione fra 5 anni e per i successivi 5 che è sì in costante ascesa dai minimi dello scorso agosto, ma che resta ancora all’1,73%, livello coerente con l’obiettivo «vicino, ma inferiore al 2%».

Un effetto durevole…

La seconda condizione è che la «convergenza verso l’obiettivo deve essere durevole, non transitoria». E qui è chiaro il riferimento di Draghi al fatto che la fiammata attuale è legata in primo luogo ai prezzi dei prodotti derivati da petrolio e materie prime, che si vanno a confrontare con i minimi di un anno fa. L’inflazione core, quella che esclude le componenti più volatili come appunto l’energia e che interessa alla Bce, resta su un ben più modesto 0,9% e, secondo molti analisti, potrebbe non andare oltre l’1%-1,2% da qui al 2018.

… sostenibile…

Draghi però ha aggiunto anche che la traiettoria dell’inflazione deve essere anche «sostenibile»: deve cioè «rimanere su quei livelli anche quando il sostegno delle straordinarie politiche monetarie che stiamo attuando oggi non ci sarà più». Inutile, e soprattutto dannoso, sarebbe veder di nuovo rallentare pericolosamente la dinamica dei prezzi una volta terminato il «quantitative easing».

…e diffuso in tutta l’Eurozona

Ma la sua munizione più potente Draghi l’ha probabilmente tenuta in serbo per concludere il suo ragionamento:?«L’obiettivo dell’inflazione è definito per l’Eurozona nel suo insieme». Non è sufficiente, in altre parole, un rialzo dei prezzi nella sola Germania per indurre il Consiglio all’azione: esistono anche gli altri Paesi, dove la dinamica inflattiva è ancora a rischio. Più chiaro di così, il messaggio per i «falchi» tedeschi difficilmente poteva essere. Draghi detta le quattro regole sull’inflazione ai «falchi» tedeschi

Non solo, come riporta anche Mike Shedlock le aspettative di inflazione in un sondaggio della Fed di New York sono l’ennesima illusione di una propaganda mediatica che senza studiare seriamente la storia diffonde la falsa percezione che la trumpnomics produrrà inflazione

Le proiezioni di spesa dei consumatori

E' interessante, ma probabilmente senza senso, che le aspettative di inflazione siano in aumento. Ho il sospetto che questo è dovuto al supporto mediatico circa l’inflazione sotto Trump… scrive Mike.

Tuttavia, le aspettative dei prezzi sono sotto l’influenza della speculazione.

L’altra cosa interessante è come la Fed si aggrappa ai numeri della fiducia dei consumatori come una misura di proiezione della spesa dei consumatori, invece di utilizzare una propria indagine sulla proiezione della spesa delle famiglie.

Infine, si noti come le proiezioni di spesa presso la fascia media e bassa cadono mentre le altre salgono. È questo un altro effetto Trump a causa dell’aumento del mercato azionario che come sappiamo è estremamente temporaneo?

Non per nulla uno come David Stockman, non uno qualsiasi ma colui che fu direttore del Office of Management and Budget sotto l’amministrazione Reagan tra il 1981 e il 1985 ( ricordatevele bene queste date ), dice che i mercati stanno vivendo un’illusione che non può durare che che le politiche di Trump faranno deragliare l’economia e i mercati negli anni a venire.

Stockman ha ribadito la sua preoccupazione che Trump ha perso la sua attenzione per l’economia, ed è distratto da altre questioni.

La maggior parte delle recenti azioni di Trump non hanno nulla a che fare con l’agenda economica”.

“Quello che sta succedendo oggi è completa follia”, ha detto Stockman. “Il mercato sta apparentemente valutando uno stimolo enorme da parte di Trump. Ma se si guarda al mondo reale là fuori, l’unica cosa che sta per accadere è un bagno di sangue fiscale…

Egli ha aggiunto che “non ci sara ‘nessuno stimolo fiscale quest’anno”.

“Se anche ce ne fosse uno qualsiasi il prossimo anno sarà neutro,(…) l’estensione dei tagli fiscali aziendali sarà probabilmente di gran lunga inferiore a quello che il mercato sta valutando attualmente.

“La mia tesi è non ci sarà alcuna ripresa economica”

Purtroppo dopo aver fallito con le due prime opzioni di una deflazione da debiti, provano disperatamente ad animare la terza, per non dover affrontare la realtà della quarta ovvero ristrutturazioni e fallimenti di massa.

Direi che questi sono altri interessanti indizi a favore della nostra tesi di medio e lungo termine, il mercato toro obbligazionario non è affatto finito.

Autore: Andrea Mazzalai Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online