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La raccolta differenziata cresce, ma la plastica resta un problema

A glass recycling container (campane per la raccolta differenziata del vetro) are part of the new GAU project (Gallerie d?rte Urbana-Urban Art Galleries), promoted by La Citta' Ideale, in Aurelio district, Rome, 19 Novembre 2021. The project aims to tell the Supreme Poet Dante and his Divine Comedy on 34 bells for the separate collection of glass. ANSA/ETTORE FERRARI (Photo: ETTORE FERRARIANSA)

Meno rifiuti, un leggero incremento della raccolta differenziata, il trend degli imballaggi in linea con gli obiettivi europei al 2025, con l’eccezione della plastica. E’ la fotografia dei rifiuti urbani nell’anno della pandemia scattata dall’Ispra con il suo rapporto annuale.

Dopo aver superato quota 30 milioni di tonnellate nel 2018, i rifiuti urbani hanno avuto una leggera diminuzione nel 2019 e poi un calo più netto nel 2020, quando la produzione nazionale si è attestata a 28,9 milioni di tonnellate, con un calo del 3,6% rispetto all’anno precedente. Il dato nazionale ora è di 488 chili pro capite l’anno: una media tra i 640 chilogrammi dell’Emilia Romagna e i 345 della Basilicata.

La diminuzione va collegata al rallentamento economico. Più significativo l’aumento della raccolta differenziata che arriva al 63% della produzione nazionale (70,8% per le regioni settentrionali, 59,2% per quelle del Centro, 53,6% per il Mezzogiorno). La crescita è di 1,8 punti percentuali rispetto al 2019. Un dato particolarmente importante perché – sottolinea l’Ispra - l’emergenza sanitaria da Covid-19 ha influito significativamente sui consumi nazionali e di conseguenza sulla produzione dei rifiuti.

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Rispetto al traguardo della raccolta differenziata al 65% (che avrebbe dovuto essere stato raggiunto in tutta Italia nel 2021) 9 regioni sono in regola: Veneto (76,1%), Sardegna (74,5%), Lombardia (73,3%), Trentino Alto Adige (73,1%), Emilia Romagna (72,2%), Marche (71,6%), Friuli Venezia Giulia (68%), Umbria (66,2%) e Abruzzo (65%). Vicine all’obiettivo anche Piemonte (64,5%) e Valle d’Aosta (64,5%). La Toscana è al 62,1%. Al di sotto del 50% solo la Sicilia (42,3%).

Tra le città metropolitane, la percentuale più elevata di raccolta si registra a Cagliari con il 73,7%. Venezia si colloca al 73,6%. Al di sopra del 60% risultano Milano, Firenze e Bologna. Bari e Torino si collocano al 59,8% e 59,3%. Roma è al 50,4%.

Tra le varie tipologie di rifiuti raccolti in maniera differenziata l’organico figura al primo posto con il 39,3% del totale. Viene soprattutto da cucine e mense: 4,9 milioni di tonnellate, il 68,4% del totale. Seguono la manutenzione di giardini e parchi con il 27,1% (1,9 milioni di tonnellate), le case con il 3,8% (275 mila tonnellate) e i mercati con lo 0,7% (circa 49 mila tonnellate).

Carta e cartone rappresentano invece il 19,2% del totale; seguono il vetro con il 12,2% e la plastica con l’8,6%. Per la plastica si tratta per il 95% di imballaggi. E, facendo le proiezioni al 2025, proprio la plastica si rivela un problema: è l’unico materiale che, secondo le previsioni, non raggiunge gli obiettivi europei di riciclo.

Alla crescita della raccolta differenziata corrisponde una diminuzione dei rifiuti che finiscono in discarica (sono il 20%, meno 7,4% rispetto al 2019) e che vengono inceneriti (18%, meno 3,6% rispetto al 2019).

Quanto ai costi, nel 2020 la media nazionale pro capite per la gestione dei rifiuti urbani è stato di 185,6 euro (nel 2019 era 176,7 euro/abitante). Dove la raccolta differenziata è più alta i costi scendono. Sono 165,6 euro al Nord e 195,7 al Sud.

Questo articolo è originariamente apparso su L'HuffPost ed è stato aggiornato.