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Lavoro, si cambia. Meno voucher e più vincoli

Credits: Getty
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Dovevano regolare i “lavoretti”, sono invece usati dai datori di lavoro per sostituire contratti. I voucher, i ticket da 10 euro lordi nati per pagare le prestazioni di lavoro occasionale, restano al centro delle polemiche. I margini per intervenire non sono molti, a meno che da Palazzo Chigi non decidano di smontare lo strumento. Resta il fatto che sono sempre di più i datori di lavoro che ne fanno un uso improprio, sostituendoli di fatto ad un regolare contratto di lavoro.

I dati sulla disoccupazione restano preoccupanti: 3 milioni di persone è senza un impiego ma i buoni lavoro aumentano la loro diffusione con 121 milioni venduti in ottobre, nuovo record. Ad aggravare la situazione c’è anche l’archivio della mobilità da primo gennaio, insieme alla cassa integrazione in deroga e anche la Discoll, l’ammortizzatore per i collaboratori. La Naspi, il sussidio unico, dovrebbe sostituire queste reti di protezione, ma parte dei lavoratori rischino di rimanere esclusi. Il governo vorrebbe dare un segnale urgente prima che siano le urne a farlo: la Corte Costituzionale si esprimerà sull’ammissibilità dei tre referendum proposti dalla Cgil, sul ritorno all’articolo 18, corresponsabilità negli appalti e abolizione dei voucher, appunto.

(Photo by Justin Sullivan/Getty Images)
(Photo by Justin Sullivan/Getty Images)

Da ottobre il datore di lavoro ha l’obbligo di mandare un sms o una mail, un’ora prima di impiegare il voucherista. La misura dovrebbe fungere da deterrente contro un uso improprio dei buoni lavoro. Il ministro del Lavoro Poletti sta aspettando di consultare i dati dell’Inps sulla tracciabilità, per capire se l’obbligo di comunicare l’impiego dei voucher abbia limitato il suo uso improprio. Il limite per intervenire non è molto ampio anche perché il rischio è quello di incentivare il lavoro nero.

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Per una modifica sui ticket si sta pensando di riportare il tetto massimo di introiti per il lavoratore a 5mila euro (da 7mila) o più bassi. Si vorrebbero anche inasprire i controlli, per individuare i datori che rimpiazzano i contratti con i buoni. Ecco perché aumenta la vendita dei voucher ma non diminuisce la disoccupazione.

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