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L'imprenditore italiano che vuole tutti i trasporti "green"

[Getty]
[Getty]

Si chiama Gianandrea Ferrajoli, ha 38 anni e ha un sogno: costruire un vero sistema di mobilità green. Il punto di partenza è Mecar, l’azienda di trasporti di cui è fondatore e che ha riconvertito come società di supporto logistico che sfrutta l’IoT (Internet of Things) per servire le aziende. L’obiettivo, però, è far crescere Macingo, startup calabrese in cui ha investito e cui con sogna di cambiare per sempre il trasporto merci su strada.

Il modello di riferimento di Ferrajoli è Elon Musk; non perché voglia conquistare la Luna, ma per la sua capacità di far convergere diverse aziende in un unico ecosistema. Macingo è destinato a essere uno di quei tasselli, ponendosi come una via di mezzo tra Uber e BlaBlaCar: non destinata alle persone, però, ma alle merci. Il sistema di funzionamento, di base, è lo stesso dei due più celebri servizi: una piattaforma online mette in rete le aziende che effettuano trasporti e quelle che hanno necessità di consegnare o ricevere merci, senza limitazioni di genere (cibo, vestiti, componenti meccaniche, attrezzature industriali, eccetera).

L’obiettivo di Macingo è ridurre al minimo i viaggi a vuoto dei camion. Spesso, dopo la consegna, i mezzi tornano alla base senza carico, ma contribuendo comunque a incrementare il traffico sulle strade e il relativo impatto ambientale. Macingo, di fatto, taglierebbe questo secondo tipo di tragitto, con relativa diminuzione di spesa per l’azienda che ordina o riceve la consegna e con risparmio di tempo (e guadagno in denaro) per il trasportatore.

Riducendo drasticamente l’impatto sull’ambiente, si genera efficienza, poiché sulle strade viaggerebbero meno mezzi ma nessuno a vuoto. L’idea di Ferrajoli può rivelarsi decisiva per aiutare le aziende ad adeguarsi agli standard Ue sulle emissioni di CO2, che devono essere ridotte del 35% entro il 2030. L’obiettivo ora è quasi una chimera, ma con un nuovo ecosistema dei trasporti può diventare una sfida da vincere.