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Lo sciopero ridotto a slogan da un balconcino

Pierpaolo Bombardieri (S), segretario generale UIL, Maurizio Landini, segretario generale CGIL, Roma 15 settembre 2021. ANSA/FABIO FRUSTACI (Photo: FABIO FRUSTACI ANSA)
Pierpaolo Bombardieri (S), segretario generale UIL, Maurizio Landini, segretario generale CGIL, Roma 15 settembre 2021. ANSA/FABIO FRUSTACI (Photo: FABIO FRUSTACI ANSA)

Quanto uno sciopero generale indetto per il 16 dicembre possa fare male al Paese, quindi a tutti noi, lo dicono i numeri. Quelli dell’indagine realizzata da Format Research per Confcommercio rendono bene l’idea: quest’anno per i regali si spenderanno 158 euro a testa, in tutto 6,9 miliardi. Un po’ meno dei 7,4 miliardi del Natale scorso, ma in proporzione moltissimi di più se si considera che quest’anno c’è l’inflazione che fa schizzare i prezzi e impone a tante famiglie di mettere da parte i soldi per pagare le bollette. E la lista si allunga perché ci si può muovere liberamente e quindi nel conto vanno aggiunti i soldi per la benzina, quelli per pagare il casello e ancora quelli per dormire in hotel. Insomma nonostante tutto c’è voglia di normalità.

Non saranno di certo otto ore di stop a decretare il fallimento del trend dei consumi natalizi, ma quando Cgil e Uil tirano fuori il Paese reale per motivare la protesta e bollare come insufficienti le risposte del Governo, forse è bene ricordare che il Paese reale è anche questo. È un Paese che ha voglia di spendere per tenere attiva quell’economia che dal negozio arriva al fornitore, attraversando una filiera che distribuisce soldi, quindi benessere economico.

Il punto di maggiore contraddizione della scelta dei due sindacati è qui. Questo circolo virtuoso che si sta provando a tenere in piedi - e a farlo sono gli italiani con il sostegno delle misure adottate da palazzo Chigi - non riguarda solo i ricchi, chi esce di casa il 16 dicembre per comprare un brillante o un cappotto da mille euro. Riguarda anche i meno abbienti, anche se ovviamente in misura minore vista la capacità di spesa ridotta. Ma anche se questo trend è alimentato da chi ha più soldi in tasca, i benefici vanno a tutti. Si chiama redistribuzione, qualcosa di molto diverso dal retorico “a Natale siamo tutti più buoni”. È un movimento invisibile, ma che si sente nelle tasche di tutti.

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Forse ci si è dimenticati troppo in fretta dei danni provocati dal lockdown, che ha accresciuto quella povertà che ora i sindacati hanno (giustamente) a cuore e che però si accresce, non di certo si riduce, se si guarda al blocco invece che a rendere più fluido questo processo, che è difficile, scivoloso, scomposto, che fa fare ancora più fatica a chi è indietro, ma è che pur sempre un processo attivo. E lo è perché il governo Draghi lo sostiene con i soldi per le bollette, l’assegno unico per i figli, ancora con 8 miliardi di taglio delle tasse, ma anche con i 4 miliardi spesi per la sanità, ancora con la riforma degli ammortizzatori sociali che daranno una tutela a chi oggi non ce l’ha.

Non è solo una questione di soldi, ma di come queste soldi sono spesi. Sono utilizzati anche per le fasce meno abbienti. Sono aggiuntivi rispetto a misure, come il reddito di cittadinanza e quello di emergenza, che sono stati prorogati (al netto di sacrosante correzioni) proprio per non tirare la terra sotto ai piedi dei più poveri. Cgil e Uil hanno dato spazio, non scioperando, alla cancellazione della povertà promessa da Luigi Di Maio sul balconcino di palazzo Chigi il 27 settembre del 2018. Hanno ingoiato, sempre senza proclamare uno sciopero generale, quota 100 nonostante la misura per andare in pensione in anticipo si sia rivelata un flop, con appena 341mila uscite e l’evaporazione della staffetta generazionale che doveva tirare i giovani dentro al mondo del lavoro. E nella digestione senza protesta è finito anche il reddito di cittadinanza che non ha prodotto lavoro, proprio quel lavoro che sta al centro delle rivendicazioni.

Il Governo Draghi ha allargato le tutele e si becca uno sciopero. Basterebbe questo a spiegare l’offesa a uno strumento, lo sciopero, che è importante, ma che va maneggiato con cura. Quando serve. È uno strumento estremo, da utilizzare quando si è all’ultima spiaggia. Se poi Landini e Bombardieri vogliono la controriforma della Fornero sulle pensioni e che Draghi risolva con una manovra il problema del precariato allora è evidente che lo sciopero diventa ancora più pretestuoso. Al Paese reale servono risposte possibili. Che peccato ridurre lo sciopero a uno slogan, come un annuncio fatto da un balconcino.

Questo articolo è originariamente apparso su L'HuffPost ed è stato aggiornato.