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Lo Stato non paga i debiti e fa fallire 100mila aziende

il ministro del Lavoro, Luigi Di Maio (LaPresse)
il ministro del Lavoro, Luigi Di Maio (LaPresse)

Centomila aziende sono fallite negli anni della crisi per colpa della Pubblica amministrazione che paga in ritardo i fornitori. Un fallimento su quattro è colpa dello Stato. In altre parole, le aziende in molti casi fanno da banche all’amministrazione pubblica.

Il cattivo esempio

Lo Stato dà il cattivo esempio ma quando si tratta di riscuotere le tasse pretende che sia versato fino all’ultimo centesimo. Predicare bene e razzolare malissimo. Secondo le ultime rilevazioni, il 62 per cento degli enti pubblici ha saldato in ritardo fatture rispetto ai vincoli di 30/60 giorni imposti dalla legge. Il 93 per cento dei ministeri paga oltre i limiti stabiliti i propri fornitori.

Il reddito di cittadinanza

Suona un po’ strano che lo Stato non paga le aziende che hanno fornito servizi ma pensa di elargire il reddito di cittadinanza a chi sta a casa senza fare nulla. Se lo Stato saldasse le fatture, le imprese creditrici non fallirebbero e magari centinaia di migliaia di persone non perderebbero il lavoro. E se un cittadino lavora, produce reddito, e parte di questo finisce in tasse. Quindi ulteriori entrate per lo Stato.

Le aziende fallite

Negli anni della crisi sono fallite 100mila imprese a causa dei ritardi di pagamento della pubblica amministrazione”, ha commentato il presidente dell’Alleanza delle Cooperative, Maurizio Gardini, all’assemblea della federazione che riunisce circa 40mila coop italiane. Per quanto riguarda il sistema della cooperazione, i debiti dello Stato ammontano a circa 3 miliardi.

La necessità di una nuova legge

Serve una “nuova legge per misurare l’effettiva capacità delle tante associazioni di rappresentanza sia dei lavoratori sia delle imprese”, ha ribadito Gardini.Le associazioni devono rappresentare gli interessi reali delle imprese o dei lavoratori che associano”. D’accordo il ministro del Lavoro, Luigi Di Maio: “Faremo una legge sulla false cooperative”.

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