Malattia, per i primi tre giorni basterà l’autocertificazione
Le regole per chi si ammala e non può andare al lavoro potrebbero cambiare. Per i primi tre giorni, infatti, basterà un’autocertificazione. Il medico farà da tramite e informerà l’Inps e il datore di lavoro, ma non avrà responsabilità di fronte a un giudice e non potrà essere punito penalmente se il lavoratore avrà dichiarato il falso.
Si tratta di una proposta di legge avanzata dal senatore Maurizio Romani (Idv): il testo si trova all’esame della Commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama, ma “stiamo lavorando per trovare un accordo trasversale – commenta lo stesso Romani – e approvare in fretta la norma per poi inviarla a Montecitorio per il varo definitivo prima della fine della legislatura”. Il provvedimento ha già avuto il via libera da esponenti di Pd e Forza Italia e di altri partiti.
“La legge è stata sollecitata da anni dalla Federazione degli Ordini dei medici (Fnomceo) per modificare la legge Brunetta – aggiunge il senatore Romani -. Io avevo presentato la proposta a settembre 2015, ma penso che presto riusciremo a votarla in aula”. In pratica il lavoratore comunica per un periodo inferiore a tre giorni con sua esclusiva responsabilità il proprio stato di salute al medico curante, senza bisogno della certificazione del medico curante. Con questa formula i furbi “saranno più responsabilizzati – precisa Maurizio Romani – e i medici rischiano pene meno gravi di quelle previste fino a oggi, che sono francamente esorbitanti”.
Tra chi è a favore della proposta c’è Maurizio Scassola, vicepresidente della Fnomceo: “Ci sono disturbi la cui diagnosi non può che essere fatta sulla base di sintomi clinicamente non obiettivabili. Per questo un’autoattestazione potrebbe essere utile, prima ancora che a sollevare il medico, a responsabilizzare il paziente, come già avviene con successo in molto Paesi anglosassoni”. Per la Uil, invece, il provvedimento è da bocciare: “I medici di base cercano di togliersi dalle loro responsabilità e non fare il lavoro per cui sono pagati”, commenta Carmelo Barbagallo, leader Uil.