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Mediaset, parte sollecitazione Proxy per assemblea, intanto si tratta con Vivendi

MILANO (Reuters) - Parte oggi la raccolta delle deleghe da parte di Fininvest, attraverso il proxy adviser Georgeson, con l'obiettivo di creare una maggioranza sufficiente a fare passare, nella assemblea straordinaria Mediaset il prossimo 15 dicembre, la proposta di modifiche statutarie finalizzate a garantire che le decisioni in Cda siano prese senza il pericolo di bracci di ferro, limitando difatto la presenza dei francesi di Vivendi.

Intanto, sul fronte del contenzioso in corso da oltre un anno con i francesi a seguito della mancata acquisizione di Premium, secondo una fonte italiana vicina alle trattative, si intravedono segnali positivi nelle negoziazioni che toccheranno il clou nelle prossime due settimane. E sulle continue indiscrezioni stampa la fonte dice che si tratta "ancora solo di rumours ma inizia ad esserci qualche fondamento in più".

Non è escluso che si possa dunque arrivare a un'intesa prima dell'assemblea del 15 dicembre e dell'udienza civile del 19, anche se nulla può essere dato per certo al momento.

Tornando a Fininvest, i soci interessati a votare a fianco dell'azionista di controllo di Mediaset possono presentare la delega entro le ore 18,00 del 14 dicembre, previa comunicazione dell'esercizio del diritto di voto entro il 6 del mese prossimo. Chi non aderisce alla sollecitazione ma è favorevole alla proposta Fininvest, parteciperà personalmente all'assemblea ed esprimerà la sua adesione alla proposta.

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Sostanzialmente, le modifiche proposte prevedono il passaggio al sistema a liste bloccate da quello attuale proporzionale. In particolare alle liste di minoranza verranno riservati due posti in caso di un Cda con 7-11 membri e tre posti con un consiglio di 12-15 membri. Il rinnovo del consiglio è previsto in primavera.

Secondo Fininvest, come si legge nel prospetto, Mediaset è una delle poche società dell'indice FtseMib il cui statuto preveda regole di nomina del Consiglio secondo un sistema proporzionale, senza premi di maggioranza, con un numero elevato di amministratori (21). Pertanto, le modifiche consentono uno snellimento della struttura di governance, una maggiore stabilità dell'organo di governo societario e la riduzione del rischio "che l'organo di gestione possa incorrere in situazioni di stallo decisionale in mancanza di una visione condivisa delle strategie di gestione".

Un modo per evidenziare che la presenza di un secondo socio forte, come Vivendi, potrebbe portare a un blocco nelle decisioni dell'azienda.

La fotografia a oggi dell'azionariato di Mediaset vede Fininvest con il 39,53% del capitale seguita da Vivendi con il 28,8%, ma con diritti di voto limitati al 9,9% dopo l'intervento dell'Agcom che ha dato ai francesi un anno di tempo per mettersi in regola. Ma non è chiaro che cosa farà Vivendi nel caso di assemblee straordinarie dove occorrono i due terzi del capitale presente per fare passare delibere importanti e in quel caso il voto dei francesi potrebbe essere determinante.

Certo, se l'obiettivo è ricomporre la lacerazione che si è creata nei rapporti fra le due aziende avrebbe poco senso che i francesi si presentassero nella prossima assemblea, ma molto dipenderà dalla piega che prenderà la trattativa in corso.

Teoricamente Fininvest dal prossimo 13 dicembre potrebbe tornare a comprare azioni Mediaset fino a un altro 3,6% del capitale. Inoltre, Mediaset ha reso noto di avere in portafoglio azioni proprie pari al 3,8% circa del capitale, con la possibilità di comprare fino al 10%. Pertanto, il flottante reale al quale rivolgersi in cerca di soci è intorno al 20%.

(Giancarlo Navach, Claudia Cristoferi)